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Appello a Palazzo Pubblico: “Niente più contratti da San Marino con aziende legate all’economia di guerra israeliana”

Tra le 30 Istanze d'Arengo presentata quella per disdire le forniture pubbliche da aziende coinvolte nella guerra in Palestina. L'elenco è quello inserito nel report Onu scritto da Francesca Albanese

6 ott 2025

La Pubblica amministrazione di San Marino, l'Iss e le Aziende Autonome di Stato "disdicano tutti i contratti in essere, non ne rinnovino e non ne stipulino di nuovi che contemplino la fornitura di beni e servizi di aziende e società israeliane." Questo per "evitare un contributo anche indiretto del nostro Paese al finanziamento delle azioni militari di Israele".

È questa la richiesta che un gruppo di cittadini ha presentato ieri tramite un'Istanza d'Arengo ai Capitani Reggenti Matteo Rossi e Lorenzo Bugli. Nella richiesta i firmatari fanno riferimento al rapporto delle Nazioni Unite "From economy of occupation to economy of genocide", pubblicato il 16 giugno 2025 e curato dalla relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei diti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese.

Nel rapporto sono elencate circa 50 aziende private, in gran parte americane, che sosterrebbero direttamente o indirettamente l’esercito israeliano e l’occupazione dei territori palestinesi facendo "profitti sulla distruzione di vite innocenti". Nella lista compaiono produttori di armi, aziende tecnologiche, imprese edili e di costruzione, industrie estrattive e di servizi, banche, fondi pensione, assicurazioni, università e associazioni di beneficenza. E società farmaceutiche come la Teva, multinazionale farmaceutica israeliana che, scrivono gli istanti, "sostiene il massacro in atto e ha anche beneficiato per decenni dell'occupazione illegale delle terre palestinesi da parte di Israele". Il Servizio Farmaceutico del Titano acquista farmaci generici  che, ricordano i firmatari, "vengono passati gratuitamente agli assistiti in sostituzione di farmaci equivalenti brevettati".

Per quel report Francesca Albanese è stata iscritta dagli USA nella “lista nera” gestita dall’Ofac, la Sdn List, “Specially Designated Nationals and Blocked Persons List” - l’ufficio del Dipartimento del Tesoro Usa che controlla gli asset stranieri e nella quale vengono iscritti, senza alcun contraddittorio, individui e entità soggetti a sanzioni economiche e restrizioni imposte dal governo Usa, come il blocco dei beni e il divieto di effettuare transazioni con loro.

A luglio il Consiglio Grande e Generale ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si impegna il Congresso di Stato a proporre, per la funzionaria Onu, una alta onorificenza sammarinese, per esprimere il sostegno di san Marino al multilateralismo e a valutare la presentazione della candidatura di Francesca Albanese, al Premio Nobel per la Pace.

L'obiettivo degli istanti è dare seguito al riconoscimento ufficiale allo Stato Palestinese da parte di San Marino e dare un segno "di fronte al genocidio della popolazione palestinese perpetrato dallo Stato di Israele e alle sue persistenti, gravissime violazioni del diritto internazionale". L'Istanza verrà discussa dal parlamento sammarinese entro il mese di aprile 2026.





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