Nel settembre del 1957 San Marino visse la sua più grave crisi istituzionale del secondo dopoguerra. Dopo la venuta a meno della fragile maggioranza del governo socialcomunista, per un cambio di casacca del consigliere Attilio Giannini, il Consiglio Grande e Generale non fu in grado di eleggere i nuovi Capitani Reggenti, per il semestre 1° ottobre 57 – 1° aprile 58, provocando un vuoto di potere.
Un gruppo di oppositori guidato dal democristiano Federico Bigi formò allora un governo provvisorio a Rovereta, in una lingua di terra sammarinese che si incunea in territorio italiano, mentre i social-comunisti restarono a Palazzo Pubblico rivendicando la legittimità del proprio esecutivo. Per circa due settimane la Repubblica ebbe due governi e due eserciti di miliziani volontari contrapposti, ma lo scontro armato venne evitato.
La crisi attirò l'attenzione dei media di mezzo mondo. Con l’appoggio dell’Italia e degli Stati Uniti prevalse il governo di Rovereta e il 14 ottobre si insediarono i nuovi Capitani Reggenti, ponendo fine alla crisi. L’episodio segnò la chiusura della stagione politica di sinistra a San Marino, iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale, e l’avvio del lungo predominio democristiano, ma resta un passaggio controverso, letto tuttora in modo speculare dalle due parti.
Ci fu anche un processo che in appello esitò con la condanna degli esponenti socialcomunisti. Nel 1963 venne tuttavia concessa un’amnistia generale per i reati politici legati a quei giorni.
Per molti anni il 14 ottobre è stato celebrato come festa nazionale, in memoria degli eventi che segnarono quell’autunno decisivo della storia sammarinese ma nel 1973 la ricorrenza venne cancellata anche per favorire la riconciliazione nazionale e nel 1977 i pubblici dipendenti che dopo il '57 persero il lavoro per ragioni politiche, furono risarciti.