
Mandolino, mandola e mandoloncello, intorno al timbro mai sentito prima della voce “indefinibile” di Vincenzo Capezzuto sbocciata ed educata alla scuola popolare del bel canto ottocentesco napoletano: arie di strada tra vicoli e rioni antichi. Bambino e gentiluomo, vecchio e giovane, cantano l'amore e il dolore. “Te vojo bbene assaie e tu non piensi a'mme”, un canto che sgomenta e attrae in pieno XIX secolo compositori del calibro di Bellini, Rossini e Donizetti: NAPULITANATA piena di stupore e sensualità virtuosa vocale e strumentale degli interpreti. Capezzuto e capace di tutto: canta da mezzosoprano Monteverdi con un lirismo e un melodico che s'inchinano alla lingua e all'anima immortali di Napoli: veri affreschi popolareschi alti.