Il messaggio universale di Danilo Dolci, il "Gandhi italiano", rivive grazie all'Università
A 100 anni dalla nascita, un seminario sugli scritti del promotore della non violenza che, a San Marino, tenne laboratori da cui nacque l'idea di un 'Università della Pace
E' stato una guida, un grande maestro, un visionario. Le sue forme di lotta innovative. Promotore della non violenza, lo hanno definito il Gandhi italiano. Eppure di Danilo Dolci si parla troppo poco. Le sue battaglie contro mafia, miseria e abuso di potere, il suo sciopero alla rovescia, l'impegno educativo, sono stati relegati ai margini della storia. Chi era Danilo Dolci? A cento anni dalla nascita è tempo di riscoprirne vita, scritti e azioni, soprattutto in un periodo storico segnato da guerre, dove la voce delle armi sovrasta quella della pace.
Ed è l'obiettivo dell'Università di San Marino che, riproponendone il pensiero, ci ricorda che si può costruire un futuro migliore partendo proprio dagli insegnamenti di chi, quel futuro, lo aveva già visto. “Danilo Dolci è stato un grande innovatore in tutti i sensi, sia per il suo pensiero profondissimo sia per le azioni che ancora ci possono dire tanto rispetto al nostro presente” – afferma la docente dell'Università di Bologna Federica Zanetti. Tra i relatori c'è anche Daniela Dolci, che porta con sé il messaggio di suo padre, universale e senza tempo: la costruzione della comunicazione non violenta. “La costruzione di qualcosa di vivo, di vero è sempre estremamente lunga. Sappiamo che distruggere è molto più facile”. Il legame tra Dolci e San Marino è “un’eredità da rilanciare”.
Marina Gattei lo conobbe nell'86, durante un convegno del movimento di cooperazione educativa. Ne fu colpita e gli scrisse. A sorpresa le rispose immediatamente, invitandola a Palermo. Marina partì e propose all'allora Segretaria alla Cultura Fausta Morganti un laboratorio con Danilo Dolci sui temi a lui cari. Fausta accettò, lui venne sul Titano e da lì nacque poi l'idea di fare di San Marino una Università della Pace “costruita sulla base dei presupposti delle opere di Danilo, che erano appunto azioni non violente”. I laboratori si tennero nell'87 e nell'88, ma quel progetto, invece, svanì. “Quel sogno rimane lì” – dice Marina Gattei - “ma, chissà”.
Sentiamo Federica Zanetti, docente dell'Università di Bologna; Daniela Dolci e Marina Gattei
[Banner_Google_ADS]