Era il 4 agosto del 1944. La libreria che nascondeva l’alloggio segreto in cui vivevano nascosti da due anni la famiglia Frank e altri 4 ebrei venne sfondata dalla polizia tedesca. Furono tutti deportati. In quel piccolo spazio, nella confusione generale, Miep Gies trovò i fogli del diario di Anna sparsi al suolo e li salvò, così come non era riuscita a salvare chi li aveva scritti. Quelle pagine custodivano speranze e sogni di un’adolescente come le altre, costretta a vivere un’adolescenza diversa dalle altre.
Per la prima volta la voce spensierata e spiritosa di una giovane “non più ragazzina ma non ancora donna” si levava per raccontare uno fra i più odiosi massacri della storia. Anna Frank si spense nel campo di concentramento di Bergen-Belsen diventando un simbolo della Shoa.
Miep Gies divenne ambasciatrice della sua memoria. Aiutò il padre di Anna, Otto Frank, sopravissuto ai campi, a riordinare quelle carte. Di Miep, spentasi all’età di 100 anni in una casa di riposo a seguito di una caduta accidentale nel periodo natalizio, rimane il ricordo di una donna coraggiosa che rischiò la propria vita per salvare quella altrui. “ Non siamo eroi – amava ripetere - abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere di esseri umani.”
Monica Fabbri
Per la prima volta la voce spensierata e spiritosa di una giovane “non più ragazzina ma non ancora donna” si levava per raccontare uno fra i più odiosi massacri della storia. Anna Frank si spense nel campo di concentramento di Bergen-Belsen diventando un simbolo della Shoa.
Miep Gies divenne ambasciatrice della sua memoria. Aiutò il padre di Anna, Otto Frank, sopravissuto ai campi, a riordinare quelle carte. Di Miep, spentasi all’età di 100 anni in una casa di riposo a seguito di una caduta accidentale nel periodo natalizio, rimane il ricordo di una donna coraggiosa che rischiò la propria vita per salvare quella altrui. “ Non siamo eroi – amava ripetere - abbiamo semplicemente fatto il nostro dovere di esseri umani.”
Monica Fabbri
Riproduzione riservata ©