
Il 2024 per l’industria romagnola si è concluso con una performance complessivamente positiva, ma con un segno negativo per le esportazioni, che hanno registrato un lieve calo dello 0,5%. Nonostante ciò, la maggior parte degli indicatori economici ha mostrato una crescita, anche se a ritmi più contenuti rispetto ai mesi precedenti. A fare il punto della situazione è il Centro Studi di Confindustria Romagna, che ha condotto un’indagine tra le aziende associate nelle tre province romagnole, basata su dati raccolti nel gennaio 2025.
Un bilancio 2024 contrastato ma positivo per il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi, sebbene l’export abbia mostrato segnali di rallentamento. "L’occupazione e il mercato interno hanno mantenuto una buona tenuta, compensando il calo delle esportazioni. La situazione resta comunque incerta, con l’incognita dei dazi che continua a preoccupare le imprese romagnole, in particolare per i legami commerciali con gli Stati Uniti. La speranza è che il dialogo tra Unione Europea e Stati Uniti possa alleviare le difficoltà, soprattutto nei settori strategici come la meccanica, la plastica, l’alimentare e la chimica", ha concluso.
Nel dettaglio, ecco i principali indicatori economici per il 2024:
Produzione: +2,2%
Fatturato complessivo: +2,4%
Fatturato mercato interno: +2,5%
Occupazione: +3,5%
Fatturato estero: -0,5%
Tuttavia, non sono mancati i segnali di incertezze. La domanda di prodotti esteri, ad esempio, ha registrato un rallentamento, con il 58% delle aziende che segnala una stabilità degli ordini esteri, mentre il 19% ha visto una diminuzione.
Le previsioni per il 2025: non si evidenziano segni di calo della fiducia tra le imprese romagnole. La produzione è prevista in aumento per il 37% delle aziende, mentre il 60% si aspetta una situazione stabile. Tuttavia, l'incertezza resta alta, soprattutto a causa della difficoltà nel reperire personale qualificato. Ben il 33,7% delle aziende segnala gravi difficoltà nel trovare lavoratori. Sul fronte occupazionale, il 72% delle imprese prevede una stabilità, con un buon 18% che si attende un aumento di personale.
In termini di utilizzo della cassa integrazione, la maggior parte delle aziende (74,5%) non prevede necessità di ricorrere a questa misura, ma restano incertezze per il futuro.