
Giulio Lolli, ex imprenditore al centro del caso Rimini Yacht e attualmente detenuto nel carcere di Bologna, ha diffuso, tramite la sua avvocata Claudia Serafini, una nota in cui esprime indignazione per la scarcerazione di Almasri Osama Najeen.
Lolli, estradato in Italia nel 2019 dopo essere fuggito in Libia, racconta le torture subite durante la sua detenzione nella prigione di Mitiga, dove è stato rinchiuso dal 2017 al 2019. "In quella prigione, nell'indifferenza mediatica e consolare, ho assistito a innumerevoli pestaggi e torture", scrive Lolli.
L'ex imprenditore racconta di essere stato testimone oculare di due omicidi commessi dalla milizia Al-Rada, uno dei quali attribuito direttamente a Almasri, e di atti di violenza come colpi d'arma da fuoco sparati alle ginocchia dei prigionieri. Tra le torture personali, Lolli ricorda di essere stato rinchiuso in una bara di ferro verticale per ore, per non aver risposto "adeguatamente" durante gli interrogatori.
"Sono pronto a fornire ulteriori chiarimenti", afferma Lolli, indignato per il trasferimento di Almasri in Libia con un Falcon dell'Aise, lo stesso velivolo che nel 2019 aveva portato Lolli in Italia dopo la sua consegna ai servizi segreti italiani. Lolli, soprannominato "Il Pirata" e assolto in Italia dall'accusa di terrorismo, aveva già testimoniato nel 2023 davanti alla Procura della Corte Penale Internazionale sui crimini della milizia Al-Rada e dei suoi comandanti.