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Rallenta la crescita in Emilia-Romagna: pesano dazi e incertezza geopolitica

11 mar 2025
@PxHere
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Nel 2024 l'attività industriale in Emilia-Romagna ha risentito degli scenari internazionali. È questa la fotografia che emerge dalla presentazione dei dati della congiuntura in Emilia-Romagna da parte di Unioncamere, Confindustria e Intesa SanpaoloProduzione e fatturato sono diminuite attorno al 3% e ordini interni attorno al 5%, mentre il fatturato estero è rimasto sostanzialmente stabile (-0,2%). Tra i settori più colpiti, la moda (-8%), la metallurgia (-5,1%), l'industria meccanica, elettrica e dei mezzi di trasporto (-3,9%). In controtendenza il settore del cibo e bevande (+1,8%).

Anche nel 2025, in base a un'analisi di Prometeia, l'economia regionale dovrebbe crescere del +0,6%, allo stesso ritmo del 2024, ma l'incertezza del quadro geopolitico e i dazi potrebbero cambiare lo scenario. Per il presidente di Unioncamere, Valerio Veronesi, occorre reagire con "investimenti, anche con la tempestiva rivisitazione del 5.0, abbassamento dei costi energetici, partecipazione dei giovani alla vita delle imprese, sostegno al mercato interno".

Misure condivise anche dalla presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi, che tuttavia, in base alle previsioni dell'associazione industriali, nel primo semestre 2025, vede un clima di moderato ottimismo nelle imprese di medio-grandi, mentre quelle piccole mostrano maggiore difficoltà.

Secondo l'analisi della Research Department di Intesa Sanpaolo, infine, anche nella parte finale del 2024 il mercato del credito alle imprese ha registrato una domanda debole, nonostante la riduzione dei tassi di interesse, condizionando l'evoluzione dei prestiti. I depositi delle imprese sono stabili e resta alto il loro livello di liquidità.

Intesa Sanpaolo "nel 2024 ha erogato 1,15 miliardi" alle imprese dell'Emilia-Romagna che salgono "a 2 miliardi comprendendo privati e famiglie", spiega la direttrice regionale Emilia-Romagna e Marche, Alessandra Florio. Il gruppo ha anche siglato un accordo con Confindustria "per mettere a disposizione 200 miliardi di euro fino al 2028 per la crescita e la competitività del tessuto imprenditoriale nazionale".





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