
Ex repubblica sovietica e patria di Stalin, la Georgia ha conquistato l’indipendenza con la dissoluzione dell’URSS, ma resta ancora oggi alle prese con due regioni secessioniste: l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud, entrambe sotto l’influenza diretta di Mosca. Il governo di Tbilisi ha intanto ufficialmente sospeso fino al 2028 i negoziati per l’adesione all’Unione Europea, avviati nel 2022. Una mossa che ha suscitato preoccupazione tra le istituzioni europee e ha scatenato proteste interne, soprattutto dopo l’approvazione della controversa legge sugli "agenti stranieri", entrata in vigore lo scorso 1° giugno. La norma – criticata da Bruxelles e da ampi settori della società civile georgiana – è considerata da molti un segnale di allontanamento dall’orbita europea e un pericoloso avvicinamento alla Russia di Putin.
“La legge sugli agenti stranieri – afferma Vako Turnava, laureato alla Bocconi, fondatore di startup in Italia e deputato del partito di governo “Sogno Georgiano” - stabilisce che qualunque Ong, finanziata per più del 20% dall'estero, deve dichiarare da dove arrivano i fondi e perché. Noi nel 2017 abbiamo scritto nella Costituzione che la nostra direzione è l'Unione Europea e l'America. Questi problemi che arrivano dall'Ue ci lasciano confusi. Tra l'altro circa due mesi fa abbiamo avviato all'iter un'altra legge che si chiama 'Fara' e richiama esattamente quella in vigore negli Usa. Mi auguro che il presidente Trump ci aiuterà a combattere 'il deep state'”.
Le immagini delle recenti manifestazioni represse con la forza hanno molto colpito l’opinione pubblica occidentale. Non teme che queste scelte alimentino l’idea di una deriva autoritaria in Georgia?
“Noi - prosegue Turnava - abbiamo arrestato meno di 50 persone. C'è stata una protesta genuina che le forze di opposizione e i gruppi radicali hanno sfruttato a loro favore in un processo non pacifico. Hanno attaccato il parlamento e per noi questo non è pacifico e non è accettabile”.
Ci sono però leader dell'opposizione come Nika Melia e Zurab Japaridze che sono in carcere. Perché?
“Loro non sono in carcere per questi scontri. Noi abbiamo istituito una commissione di inchiesta sull'operato del Governo prima del 2012, quando entrambi ne facevano parte. Sapevano che rifiutando di sottoporsi all'esame della commissione avrebbero compiuto un reato penale. Se non pagano la cauzione prevista ovviamente ne devono rispondere”.
Il partito di governo afferma di voler riunificare pacificamente la Georgia con l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud. Ma in un contesto dominato dalla presenza militare e politica della Russa di Putin, ritiene realistico questo obiettivo nel prossimo futuro?
“E' la domanda che si pone ogni mattina, ogni georgiano. Ossezia del sud a Abkhazia, sono più del 20% del nostro territorio e purtroppo sono sotto l'occupazione della Russia. La nostra politica è giusta. Stiamo lavorando per la nostra sovranità. La Georgia è riuscita a non entrare in guerra con la Russia, nonostante tensioni in tal senso dall'estero. La nostra economia sta crescendo: il Pil è aumentato l'anno scorso del 9,6% e quest'anno dell'8%. Essendoci Putin a Mosca è difficile dire come andrà. Ad ogni modo, pacificamente e con la nostra politica pragmatica, stiamo lavorando per riunificare il paese”.
La Georgia, ponte tra Europa e Asia; San Marino, la più antica Repubblica al mondo, nel cuore del continente europeo. In che modo, secondo lei, possono rafforzarsi i rapporti bilaterali tra Tbilisi e San Marino, in un quadro internazionale così incerto?
“Per la Georgia e San Marino - come per tutti i paesi piccoli- è molto importante avere relazioni basate sulle leggi internazionali perché per i nostri due paesi è una questione esistenziale. Su questa base possiamo aiutarci l'un l'altro e spingere altri paesi a seguire questa linea nelle relazioni internazionali”.