
Derubati dell'infanzia, costretti ad uccidere, sfruttati e mutilati: è il terribile destino dei bambini soldato, il cui numero svela le dimensioni di un fenomeno ancora ignorato, che risveglia le coscienze solo il 12 febbraio - Giornata Internazionale contro l'uso dei bambini nei conflitti armati - quando le Nazioni Unite lanciano l'allarme, ricordando le numerose vittime. Nel 2023 oltre ottomila minori, anche di appena sei anni di età, sono stati arruolati in Congo. Costretti a combattere non solo in paesi dell'Africa ma anche in Medio Oriente, sud-est asiatico, penisola araba, sud America.
Numeri della vergogna in forte crescita rispetto al 2022. Ancora una volta si alza, forte, il grido della Fondazione Silvana Arbia, che torna a chiede il diritto alla protezione dei bambini, prime vittime delle guerre, e il raggiungimento di una pace giusta, vera, stabile. Punta sull'educazione, strumento responsabile – scrive – per proteggere i ragazzi, garantendo che i più indifesi, anche quelli che vivono in zone di guerra, possano sognare e costruire il loro futuro.
La Fondazione, con un alto investimento, ha supportato nel 2024 il progetto OPAM Abbracciamoli tutti 4.0: sostegno dell’educazione informale di bambini e bambine di strada di Kalamu, a Kinshasa, dove si calcola vivano abbandonati a se stessi oltre 3.000 minori. Non hanno una famiglia che li cura e li protegge, che li nutre e li abbraccia. Non giocano, non ridono, rovistano nelle discariche e rubano nei mercati. Gli adolescenti, riuniti in bande e armati di machete, bastoni e sassi, seminano il panico nella città.
Spesso diventano manovalanza a basso costo della criminalità, o vittime di ogni tipo di abusi. Alcuni di loro vengono reclutati come bambini-soldato. A oltre 35 anni dall’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che contiene il Protocollo opzionale per proibire il reclutamento e l’impiego come soldati di tutti i minori – ricorda l'associazione - i numerosi conflitti in varie parti del mondo dimostrano, ancora oggi, che i bambini continuano a sopportare il peso della nostra incapacità a trovare una soluzione pacifica alle controversie create dall’uomo.