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Guerra Iran, l'analisi del generale Vincenzo Camporini, "Non credo ci sarà il cambio di regime"

L'ex capo di Stato maggiore della Difesa parla anche degli sviluppi del conflitto dopo l'intervento militare degli Usa

di Monica Fabbri
22 giu 2025

Con l'attacco degli Usa all'Iran la guerra entra in una nuova fase che apre a tutta una serie di incognite e timori. Cosa succede adesso? Lo abbiamo chiesto al Generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa. “Se questo danno è sufficiente per rendere inutilizzabile la struttura attaccata, a questo punto l'azione militare si può considerare esaurita, salvo poi gli sviluppi ulteriori nel teatro operativo. Se invece questa valutazione ci dicesse che la struttura è stata solo danneggiata ma può essere ancora riutilizzata, a questo punto potremmo aspettarci una reiterazione dell'attacco. Dal punto di vista della prosecuzione politica io non credo che gli Stati Uniti vogliano impegnarsi sul terreno ulteriormente, loro hanno un po' di truppe stazionanti nell'area, 40-50 mila unità che sono un po' in Iraq, un po' in Siria, un po' in Bahrain, un po' in Qatar. Si tratta di truppe che sono lì per stabilizzare la situazione, non sono certo un corpo di spedizione avanzato. Peraltro costituiscono anche una sorta di vulnerabilità perché è chiaro che se l'Iran volesse una rivincita potrebbe attaccare queste guarnigioni sia con un lancio di missili, quelli che sono rimasti - non credo siano tantissimi ma possono ancora fare molto male - sia con l'uso di queste milizie che loro hanno creato in questi territori a somiglianza di Hezbollah, quindi questo potrebbe essere un seguito all'azione che è stata svolta”.

Trump ha avvertito Teheran: “Ora la pace o ci sarà una tragedia”. Israele si dice convinto che l'intervento degli Stati Uniti metterà fine alla guerra sebbene le sue bombe non abbiano risvegliato i movimenti di protesta. Lei cosa ne pensa?

“Io non credo all'escalation ma non credo neanche alla pace perché chiaramente l'Iran non può accettare un esito così sfavorevole e continuerà alcune azioni che possono essere particolarmente fastidiose per Israele. Non credo però che ci sia quello che molti hanno auspicato o previsto, il famoso “regime change”, essenzialmente perché guardando la mappa politica dell'Iran non riesco a vedere una forza di opposizione che possa prendere in mano le redini del potere. In queste circostanze, quando un regime crolla, se non c'è chi può assumere la responsabilità di governo si va incontro a un disastro come quello accaduto in Iraq, come quello accaduto dopo il 2011 in Libia, quindi è un esito assolutamente infausto che nessuno dovrebbe augurarsi. Potrebbe esserci un ricambio all'interno dell'attuale governance iraniana con una presa di potere da parte di elementi della Guardia Rivoluzionaria dei Pasdaran, in cui la parte più giovane è sicuramente meno permeabile alle ideologie dell'estremismo religioso della teocrazia attualmente al potere e quindi potrebbe in qualche modo allentare all'interno la propria presa e quindi godere di una maggiore popolarità. Ma sono tutti scenari ipotetici, tutto può accadere”.





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