
Tutto da definire l'eventuale impatto dell'incontro a Ginevra fra i Ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania, con il loro omologo iraniano. Da registrare piuttosto come sempre più spesso per questi vertici si opti per formati “asimmetrici”; non essendovi evidentemente le condizioni per un approccio univoco in ambito UE, seppure ai colloqui sia presente l'Alto Rappresentante Kallas. In occasione di questo summit Macron, per la cronaca, aveva parlato di una proposta negoziale “completa” da parte di Parigi, Berlino e Londra. Ritenendo al contempo prioritarie condizioni che tuttavia difficilmente Teheran potrà accettare, quali il tendere verso l'arricchimento zero dell'uranio a “uso civile”. Sul punto anche oggi la Repubblica Islamica ha espresso un “no” categorico; pur aprendo a trattative per “limitazioni” ai propri programmi. Già pesantemente disabilitati, del resto, dal martellamento dello Stato Ebraico. Un altro scienziato sarebbe stato ucciso nelle scorse ore da droni nel cuore di Teheran. Il fatto che la Casa Bianca stia prendendo tempo – sull'ipotesi di un intervento diretto -, pare non stia turbando oltremodo Netanyahu: “fermeremo il nucleare dell'Iran con o senza Trump”, ha tuonato.
Senonché la risposta iraniana non si ferma al piano simbolico. Nuovi barrage di missili balistici oggi su Israele: dal deserto del Negev ad Haifa; potenti deflagrazioni anche a Tel Aviv. “L'espansione di questo conflitto potrebbe innescare un incendio che nessuno può controllare”, ha avvertito il Segretario Generale ONU Guterres. Ad intervenire, in Consiglio di Sicurezza, anche il direttore dell'AIEA; prima di tutto assicurando come in Iran non sia stata rilevata alcuna fuoriuscita di radiazioni, dopo i raid di questi giorni. Ha poi rimarcato come l'Agenzia possa garantire, “attraverso un sistema di ispezioni inconfutabili”, che nel Paese “non verranno sviluppate armi nucleari”. Ci si chiede tuttavia se per Israele l'obiettivo ultimo non sia piuttosto un cambio di regime a Teheran. Tetragona la postura delle IDF, il cui capo di stato maggiore ha dichiarato come ci si debba preparare ad una “campagna prolungata”. Che va a sommarsi a quella già in corso da tempo a Gaza; di colpo passata in secondo piano sui media internazionali. Ma la Striscia resta un inferno; segnalata anche oggi – da fonti riconducibili ad Hamas – la morte di decine di palestinesi a seguito di attacchi delle forze israeliane; fra le vittime 31 pare fossero in cerca di aiuti umanitari.