
Una notte drammatica scuote il Medio Oriente. L’aeronautica israeliana ha lanciato un’operazione militare d’ampia scala contro l’Iran, colpendo oltre 100 obiettivi tra cui basi militari e il sito nucleare di Natanz. Più di 200 jet sono stati impiegati nei raid, che Israele definisce “preventivi”.
Il premier Netanyahu ha dichiarato: “Abbiamo colpito il cuore del programma nucleare iraniano. L’operazione continuerà finché necessario”. Il ministro della Difesa Katz ha proclamato lo stato di emergenza speciale e invitato la popolazione a seguire le indicazioni del Comando della Retroguardia. In risposta,
Teheran ha promesso una severa ritorsione, dichiarando legittima la difesa e invocando una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. L’Iran ha ammesso danni a Natanz ma nega vittime o fughe radioattive. Media locali riferiscono invece di almeno 6 scienziati nucleari uccisi.
La reazione internazionale è immediata. L’UE, la Francia e la Cina chiedono moderazione. Von der Leyen parla di “situazione allarmante”, mentre Berlino e Ankara condannano l’escalation. Gli Stati Uniti si dichiarano non coinvolti ma “preoccupati per le conseguenze”.
Nel frattempo, i prezzi di gas e petrolio sono schizzati in rialzo e l’Iran ha oscurato il cielo di Teheran con messaggi ostili: “Cercate riparo sotto le macerie”. Gli analisti temono un allargamento del conflitto, mentre si registra un’impennata delle tensioni in tutta la regione.