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Israele colpisce le postazioni missilistiche iraniane, almeno 8 morti

16 giu 2025
Foto archivio RTV
Foto archivio RTV

Da venerdì l’Iran ha lanciato oltre 370 missili balistici su Israele, 30 dei quali hanno colpito direttamente obiettivi civili e militari. Il bilancio aggiornato diffuso dall’ufficio del premier israeliano parla di 24 morti e 592 feriti, dieci dei quali in condizioni critiche. Tra le città più colpite figurano Tel Aviv, Haifa e Petah Tikva, dove i soccorritori hanno recuperato corpi sotto le macerie.

Nella notte l’aviazione ha colpito in profondità il territorio iraniano, in particolare Teheran e il sud del Paese, distruggendo postazioni missilistiche e centri di comando della Forza Quds, braccio operativo delle Guardie Rivoluzionarie. Almeno 8 i morti. Tre persone sono perite sotto le macerie a Haifa, ha riferito il sindaco della città nel nord del Paese, Yona Yahav, citato dai media israeliani. Altre cinque vittime si erano registrate in precedenza nel centro di Israele.

Secondo il ministero della Salute iraniano, in totale 224 persone sono morte nei raid israeliani, e il numero complessivo tra morti e feriti supera i 1.480Israele ha annunciato l’eliminazione di figure chiave dell’intelligence iraniana. Il ministro della Difesa Israel Katz ha dichiarato: “Gli abitanti di Teheran pagheranno il prezzo per aver colpito civili israeliani”. Secondo fonti di intelligence, la Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, sarebbe nascosta in un bunker sotterraneo nella capitale.

Sul fronte tecnologico, per la prima volta la Marina israeliana ha utilizzato il nuovo sistema “Barak Magen” per abbattere otto droni lanciati dall’Iran, aumentando a 25 il numero complessivo di UAV neutralizzati da inizio ostilità. Anche un missile balistico dallo Yemen, diretto verso il sud di Israele, è precipitato prima di entrare nello spazio aereo.

Il presidente iraniano Pezeshkian ha ribadito che Teheran non intende sviluppare armi nucleari, pur rivendicando il diritto all’energia atomica. Ma promette “risposta devastante” a ulteriori aggressioni.

Intanto, cresce il timore di un allargamento del conflitto: gli Stati Uniti hanno chiuso l’ambasciata a Gerusalemme, mentre l’ambasciatore Mike Huckabee ha confermato “danni minori” alla sede diplomatica di Tel Aviv. Anche Russia e Cina chiedono una de-escalation immediata. Il G7, riunito in Canada, cerca una mediazione. Trump ha suggerito Putin come mediatore, ma Parigi ha già detto no.





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