
A giudicare dalla situazione sul campo l'ipotesi di una tregua pare quantomai remota. Sembrano piuttosto ravvisarsi i prodromi di un'offensiva primaverile delle forse russe; dopo mesi di pressione continua. Impalpabili anche gli effetti della moratoria sui bombardamenti alle infrastrutture energetiche. Ormai “scaduta”, ha peraltro rimarcato Mosca, dopo avere parlato di ripetute violazioni da parte di Kiev nelle scorse settimane.
Situazione che ha finito per irritare l'Amministrazione Trump; già orientata ad un disimpegno. “Se non è possibile porre fine” al conflitto - ha dichiarato il Segretario di Stato Rubio - “dobbiamo voltare pagina”. “Non è la nostra guerra”- ha aggiunto -; per poi aprire ad un ruolo di Regno Unito, Francia e Germania nel “far progredire la situazione”.
Gelida, sul punto, la replica del Cremlino; il cui portavoce ha detto di non aver sentito appelli alla pace dall'Europa, ma “richieste di ulteriore militarizzazione”. Dall'altra parte parrebbe ravvisarsi una volontà di Mosca nel non vedere sfumare la mediazione di Washington, che in queste ore aveva anche prospettato un allentamento delle sanzioni. Alcuni progressi nel negoziato ci sono, ha assicurato Peskov; ravvisando però la permanenza di “molte difficili discussioni da affrontare”.
Non è l'unico fronte diplomatico aperto, per la Casa Bianca. Da domani, a Roma, il secondo giro di colloqui indiretti sul nucleare iraniano con una delegazione della Repubblica Islamica. Resta l'Oman il mediatore ufficiale; l'Italia in questo caso è la location. Le premesse non parrebbero fra le più incoraggianti; Teheran ha oggi bollato come “irrealistiche” le richieste statunitensi. Il Ministro degli Esteri Aragchi ha inoltre stigmatizzato gli attacchi americani contro asset Houthi nello Yemen, definendoli “barbari”. L'ultimo raid contro il porto di Ras Issa – a seguito dell'intensificazione della campagna aerea – avrebbe causato la morte di 58 persone, riferiscono fonti locali. A stretto giro l'annuncio di una rappresaglia, da parte del gruppo armato; con la rivendicazione del lancio di missili contro Israele e due portaerei USA nel Mar Rosso.