
Navigabile, al momento, lo Stretto di Hormuz; ed è forse l'unica fiammella di speranza in una crisi che, da regionale, rischia di deragliare in scenari da apocalisse. Perché qualora Teheran dovesse passare dai moniti all'azione - decidendo di bloccare questa via marittima, dove passa il 30% del petrolio globale -, allora l'intervento diretto degli Stati Uniti potrebbe ritenersi certo. Ondivaghe, ad oggi, le dichiarazioni di Trump; che pure intimando una resa incondizionata, alla Repubblica Islamica, parrebbe ancora frenato da feedback contrari dell'opinione pubblica e da malumori in seno allo stesso movimento MAGA.
Dall'altra parte le pressioni di Israele; che a dispetto dei duri colpi inferti al proprio arci-nemico pare in affanno nell'intercettare i barrage di missili in arrivo. Uno di questi ha provocato gravi danni all'ospedale di Beer Sheva, nel sud del Paese. L'obiettivo erano asset dell'intelligence contigui alla struttura, è stata la replica. Ma le autorità dello Stato Ebraico hanno parlato di crimine di guerra deliberatamente commesso contro civili. Paradossalmente le stesse accuse mosse da più parti alle IDF per la situazione a Gaza; dove per la cronaca non cessano gli attacchi, con decine di morti – pare – anche nelle ultime 24 ore. Ma l'attenzione adesso è altrove. Khamenei “non può essere autorizzato a continuare ad esistere”, ha tuonato oggi il Ministro della Difesa israeliano. Meno esplicito Netanyahu; sottolineando come “tutte le opzioni” siano “aperte”.
Chiaro l'obiettivo di un regime change; insieme all'obliterazione del programma nucleare: attaccato nelle scorse ore il reattore ad acqua pesante di Arak. Più volte, in questi giorni, per legittimare simili azioni, era stato citato un rapporto dell'AIEA; complessivamente critico nei confronti dell'Iran. “Ma dire che stanno costruendo e fabbricando un'arma nucleare, no, non l'abbiamo detto”, ha precisato ieri il Direttore Rafael Grossi. Da Mosca intanto un appello affinché Washington non intervenga militarmente; le conseguenze negative sarebbero imprevedibili, ha avvertito il Ministero degli Esteri. Mentre Xi Jinping – in una telefonata con Putin – ha sottolineato come un cessate il fuoco sia una “assoluta priorità”. Al momento un'utopia, però; e varie cancellerie si stanno regolando di conseguenza. Il Ministro Tajani ha ricordato come si stiano organizzando voli charter a disposizione degli italiani che intendano lasciare l'Iran ed Israele.