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“Midnight Hammer”, i B-2 americani colpiscono l’Iran: danneggiati tre siti nucleari

L’operazione notturna ha centrato gli impianti di Fordo, Natanz e Isfahan. L’AIEA non rileva radiazioni. Il Pentagono: “Obiettivo raggiunto, nessun civile colpito”

22 giu 2025
Foto: NBC News (YouTube)
Foto: NBC News (YouTube)

L’attacco aereo statunitense contro i tre principali siti nucleari iraniani – Fordo, Natanz e Isfahan – ha avuto conseguenze gravi ma ancora difficili da quantificare. A oltre 24 ore dal blitz, battezzato dal Pentagono “Midnight Hammer”, gli Stati Uniti confermano l’azione come un’operazione “chirurgica” e “non diretta a un cambio di regime”, mentre l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha dichiarato di non aver registrato anomalie nei livelli di radiazione.

Le immagini satellitari mostrano crateri profondi nei pressi del sito di Fordo, probabilmente causati da bombe anti-bunker sganciate dai B-2 americani, decollati in missione notturna senza scalo. Alcune fonti, tra cui Al Jazeera, parlano di ingressi completamente ostruiti e difese aeree distrutte, ma il governo iraniano minimizza, definendo i danni “non irreparabili”.

Secondo il capo di Stato maggiore Dan Caine, tutti e tre i siti hanno subito “danni gravi”, ma è presto per dire se il programma di arricchimento dell’uranio sia stato completamente neutralizzato. Il vicepresidente J.D. Vance ha dichiarato che “gli attacchi hanno ritardato sostanzialmente lo sviluppo nucleare iraniano”, pur negando che l’operazione sia da considerarsi l’inizio di un conflitto su larga scala: “Non siamo in guerra con l’Iran, ma con il suo programma nucleare”.

Anche il segretario di Stato Marco Rubio ha sottolineato che al momento “non sono in programma nuovi attacchi”, e che l’intenzione di Trump era quella di mandare un segnale forte, non aprire un fronte militare permanente.

Eppure la tensione resta altissima. L’esercito israeliano ha continuato i bombardamenti su obiettivi iraniani in coordinamento con gli Stati Uniti. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è atteso a Mosca per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin. Intanto il parlamento iraniano ha autorizzato la chiusura dello Stretto di Hormuz, fondamentale via di transito per il petrolio mondiale. La decisione definitiva spetterà al Consiglio supremo di sicurezza, ma la sola minaccia ha già fatto lievitare i prezzi del greggio.

A livello internazionale, si è mossa anche l’Europa. La premier italiana Giorgia Meloni, in contatto con i leader di Canada, Francia, Germania, Regno Unito e delle monarchie del Golfo, ha ribadito la necessità di riaprire il dialogo diplomatico per evitare un’escalation incontrollata.

Mentre il mondo osserva con crescente preoccupazione, gli Stati Uniti blindano le proprie città: rafforzati i dispositivi di sicurezza interna da New York a Los Angeles, mentre l’FBI monitora eventuali minacce. “Rimaniamo vigili”, ha scritto su X il vice capo dell’agenzia Dan Bongino.





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