
"La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, è solo questione di tempo", dichiara Vladimir Putin nel documentario “Russia. Cremlino. Putin. Venticinque anni”, trasmesso dalla tv di Stato Rossiya1. Il presidente russo insiste sulla legittimità dell’“operazione speciale”, giustificandola come ultima risorsa dopo il fallimento degli accordi di Minsk, e assicura che Mosca può raggiungere i suoi obiettivi militari senza fare ricorso alle armi atomiche.
Le sue parole arrivano mentre l’Ucraina subisce una nuova ondata di attacchi. Volodymyr Zelensky risponde duramente, definendo “cinico” l’appello russo a una tregua per il 9 maggio, Giorno della Vittoria. “Chiedono una pausa mentre bombardano ogni giorno – scrive su X – Solo questa settimana ci hanno colpiti con oltre 1.180 droni, 1.360 bombe aeree guidate e dieci missili”.
Nella notte, Kiev è colpita da nuovi raid: una vittima, due bambini feriti, incendi in un grattacielo e nel centro commerciale Dream Town. A Cherkasy, le fiamme distruggono un dormitorio. Zelensky respinge la proposta russa di tregua di 72 ore, temendo provocazioni e “false flag” durante le celebrazioni.
Propone invece un cessate il fuoco di almeno un mese, come suggerito dagli Stati Uniti. “L’Ucraina è pronta alla tregua in ogni momento, ma non dev’essere solo per coprire i festeggiamenti di Putin”.
Intanto il Cremlino conferma la visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping dal 7 al 10 maggio. Alla parata militare per l’80° anniversario della vittoria sovietica sono attesi circa 20 leader internazionali. Ma Kiev lancia l’allarme: “Non possiamo garantire la sicurezza sul territorio della Federazione Russa”. Dmitry Medvedev replica minacciando pesanti conseguenze: “Se ci saranno provocazioni il 9 maggio, nessuno può garantire che il 10 Kiev esisterà ancora”.