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Ucraina: l'annuncio USA dell'interruzione di alcune forniture di armi “gela” Kiev

“Sarebbe molto strano, disumano”, ha commentato il consigliere presidenziale Podolyak. Nel frattempo non si sblocca la trattativa per una tregua di 60 giorni a Gaza

2 lug 2025

Sospesa ufficialmente dall'Iran la cooperazione con l'Aiea; ritenuta sostanzialmente complice, dalle autorità di Teheran, degli attacchi che avrebbero disarticolato il proprio programma nucleare. Condizionale d'obbligo, visti i report contraddittori dei giorni scorsi. Da interpretare anche le dichiarazioni odierne del Ministro degli Esteri Aragchi; che ha parlato di gravi danneggiamenti al sito sotterraneo di Fordow, a seguito dei bombardamenti nel corso della cosiddetta “guerra dei 12 giorni”.

Che parrebbe al momento sedata; mentre nella Repubblica Islamica prosegue la repressione nei confronti di chiunque sia considerato una quinta colonna del Mossad. Nel frattempo l'epicentro delle convulsioni mediorientali è tornato ad essere Gaza: di fatto ormai una sorta di poligono di tiro. I raid delle IDF delle ultime ore, secondo l'Agenzia Wafa, avrebbero provocato decine di vittime palestinesi; da aggiungere alle decine di migliaia registrate dall'inizio del conflitto. Tragica l'agonia della Striscia. Un fuoco fatuo, probabilmente – in un simile quadro -, l'annuncio di Trump circa la disponibilità dello Stato Ebraico ad un cessate il fuoco di 60 giorni. Stando ai media israeliani i “dioscuri” della destra radicale del Governo Netanyahu – i Ministri Ben Gvir e Smotrich – si starebbero infatti coordinando per affossare sul nascere l'intesa. Già complicata di suo, del resto, visti i caveat di Hamas.

Che da una parte ha rimarcato come si stiano discutendo le proposte presentate; ma dall'altra ribadisce come l'obiettivo sia una definitiva cessazione delle ostilità ed il ritiro delle forze israeliane. Forse un'utopia trovare un punto di caduta che dia sostanza alla strategia diplomatica di Washington. Orientata a quanto pare al disimpegno, invece, sul fronte ucraino; e non solo sul piano della mediazione. Giustificata dalla salvaguardia dell'interesse nazionale - vista anche la riferita diminuzione delle scorte di munizioni – la decisione di interrompere alcune consegne di armi al Paese aggredito. Inclusi i sistemi di difesa aerea. Annuncio che pare avere gelato i decisori di Kiev. “Sarebbe molto strano, disumano”, ha commentato il consigliere presidenziale Podolyak; assicurando al contempo come le forniture continuino ancora oggi. Convocato per chiarimenti l'incaricato d'affari statunitense. Agli antipodi, ovviamente, la reazione del Cremlino. Meno armi vengono fornite all'Ucraina più è vicina la fine del conflitto, ha commentato il portavoce di Putin. Tutto ciò mentre aumenta la pressione russa nel Donbass e non solo. Prodromi, forse, di un'offensiva estiva di ampio respiro.





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