Consiglio: opposizione femminile in Aula sulla preferenza unica. C'è chi anticipa che non la voterà

Consiglio: opposizione femminile in Aula sulla preferenza unica. C'è chi anticipa che non la voterà.
Si alza in Consiglio la voce delle donne ed è una voce accorata, colma di rabbia e amarezza. Sull'introduzione della preferenza unica Mimma Zavoli dichiara che voterà contro il progetto di legge. Le costa non rispettare la volontà popolare ma non nasconde la frustrazione e fa suo quanto sostenuto da Commissione e Authority pari opportunità. In gioco c'è la parità di genere, battaglie di madri e nonne. “Stiamo lottando senza armi per equilibrare il passo con i nostri compagni”, dice. “Questa legge ci farà fare un passo indietro” – le fa eco Milena Gasperoni. Voce fuori dal coro, invece, Elena Tonnini, che non condivide l'approccio della Commissione. “Con regole numeriche – avverte - si agisce sull'effetto, non sulla causa”. L'apostrofa Francesca Michelotti: “lei è giovane, Tonnini, non ha combattuto per le conquiste femminili, che non sono quelle delle radical chic sulle piazze ma battaglie che hanno portato San Marino in maniera lentissima ad allinearsi ai paesi civili”. Tutti i limiti e i rischi della preferenza unica anche nelle parole di Denise Bronzetti e Maria Luisa Berti, che però dice no all'ipotesi di introdurre il voto di genere. “E' una forma di discriminazione, che umilia le capacità delle donne”. Ma in gioco c'è anche quello che Andrea Zafferani definisce “mercato del voto estero”. Sinistra Unita, come Civico 10, ribadisce il pericolo di questa nuova fase nelle prossime elezioni. “Non la voterò – dice Margiotta - sarò disobbediente”. Al di là delle riserve personali, c'è chi come Marco Podeschi chiede di approvare il quesito così com'è, in rispetto della volontà dei cittadini. Alessandro Mancini si augura un ampio confronto fra prima e seconda lettura, ma invita a non usare il referendum per stravolgere la legge elettorale.
Ed è decisione condivisa da altri, di maggioranza ed opposizione. Giancarlo Venturini, spiega che il compito del Governo era di dare attuazione alla volontà popolare. Marino Riccardi anticipa: “sarò rispettoso delle regole del gioco, tutte le altri discussioni sono inutili e inopportune”. Augusto Casali bacchetta addirittura la Commissione Pari Opportunità, rimproverandola di atteggiamento forzato e sospetto. “C'è stato un giudizio popolare – dice - e ora la democrazia vuole che questo giudizio venga rispettato alla svelta”. Torna anche la questione se recepire il quesito senza correttivi o intervenire con modifiche. “Non dobbiamo limitarci alla trascrizione di tipo notarile di un quesito – invita Foschi - ma rimboccarsi le maniche e affrontare il problema in tutta la sua complessità”. Subito dopo si apre la discussione sull'abolizione del quorum. Il progetto di legge prevede l'aumento del numero delle firme dall'1% al 3%. Elemento non contenuto nel quesito – fanno presente Rete e Pedini Amati – nonostante la Conformità del Collegio Garanti. Ma per Alessandro Cardelli così non si limita il diritto del cittadino ma lo si tutela fornendo un elemento di garanzia affinché il referendum non sia più strumentalizzato per battaglie politiche. Anzi, per Cardelli quel 3% andrebbe addirittura alzato. Giancarlo Venturini precisa che l'innalzamento delle firme è stato proposto dal Governo per senso di responsabilità. "E' il Consiglio l'organo legislativo a cui spetta valutare se la proposta è congrua". Passa poi la procedura d'urgenza per la legge a tutela degli investimenti. E' formata da un solo articolo che in seguito ad accordi fra gruppi consiliari è stato completamente emendato. “Aspetto di capire in che direzione si sta andando”, spiega la Mularoni alla Reggenza che convoca subito l'ufficio di Presidenza. Alla fine il comma è sospeso. Verrà aperto alle 21. Si passa alla Riforma dell'Ordinamento Penitenziario.

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