Consiglio: passa la procedura d'urgenza per legge a tutela degli investimenti
Passa la procedura d'urgenza per la legge a tutela degli investimenti. Riesce quindi ad ottenere i due terzi del Consiglio: 39 voti favorevoli contro 13 contrari. Il comma viene però sospeso. La legge è formata da un solo articolo che per accordi fra gruppi consiliari è stato completamente emendato. “Aspetto di capire in che direzione si sta andando”, spiega la Mularoni alla Reggenza che convoca subito l'ufficio di Presidenza. Il problema è tecnico, occorre consentire la presentazione degli emendamenti. Ci vuole tempo. Se ne parlerà più tardi, alle 21. Quello che per ora si sa è che si vuole garantire la stabilità normativa solo al Polo della moda e quindi non più in generale ad altri investimenti. Ma oggi è stato anche il giorno dei quesiti referendari. Si alza in Aula la voce delle donne ed è una voce accorata, colma di amarezza. Sull'introduzione della preferenza unica Mimma Zavoli dichiara che voterà contro. In gioco c'è la parità di genere, battaglie di madri e nonne. “Questa legge ci farà fare un passo indietro” – dice Milena Gasperoni. Voce fuori dal coro Elena Tonnini, che non condivide l'approccio della Commissione Pari Opportunità. “Con regole numeriche – avverte - si agisce sull'effetto, non sulla causa”. L'apostrofa Francesca Michelotti: “lei non ha combattuto per le conquiste femminili, che non sono quelle delle radical chic sulle piazze”. Tutti i limiti e i rischi della preferenza unica anche nelle parole di Denise Bronzetti e Maria Luisa Berti, che però dice no al voto di genere. “E' una forma di discriminazione, che umilia le capacità delle donne”. Ma in gioco c'è anche quello che Andrea Zafferani definisce “mercato del voto estero”. “Io non la voterò” – anticipa Tony Margiotta. Al di là delle riserve personali, c'è chi come Marco Podeschi chiede di approvare il quesito così com'è, in rispetto della volontà dei cittadini. Alessandro Mancini invita a non usare il referendum per stravolgere la legge elettorale. Ed è decisione condivisa da altri, sia di maggioranza che di opposizione. “C'è stato un giudizio popolare – dice Augusto Casali - e ora la democrazia vuole che venga rispettato”. Torna anche la questione se recepire senza correttivi o intervenire con modifiche. Nel progetto di legge sull'abolizione del quorum c'è l'aumento del numero delle firme dall'1% al 3%. “Non c'era nel quesito”, fanno notare Rete e Pedini Amati. Va tolto anche per Civico 10 e Sinistra Unita. Per Alessandro Cardelli tutela invece il cittadino fornendo garanzie. Anzi, la percentuale andrebbe addirittura alzata. “L'innalzamento delle firme – spiega Giancarlo Venturini - è stato proposto dal Governo per senso di responsabilità. E' però il Consiglio l'organo legislativo a cui spetta valutare se la proposta è congrua”.
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