
Un oro, cinque argenti e tre bronzi mondiali, un oro, un argento e un bronzo europei, tra nuovo paralimpico e paraciclismo, e, soprattutto, un bronzo alle Paralimpiadi di Parigi. Il curriculum che Angela Procida porta con sé, a soli 25 anni, è già ricchissimo, ma il suo rapporto con lo sport va ben oltre il mero inseguimento del risultato. Per lei, che a cinque anni è stata vittima di un incidente che l'ha privata del padre, di una sorella e dell'uso delle gambe, lo sport è stato un modo per trovare la forza interiore di andare avanti e costruirsi una vita attraverso e anche oltre la disabilità. È per questo che la Fsgc e Marlù hanno scelto lei come ospite del secondo incontro formativo con le giovani calciatrici della San Marino Academy femminile.
A San Marino, la campionessa del mondo e medagliata paralimpica ha raccontato che cosa rappresenti per lei lo sport e anche cosa abbia significato ottenere il bronzo alle Paralimpiadi: "Io sono dell'idea che lo sport ti formi al 100% - ha detto -. Io credo che quella che sono oggi, cioè una persona che è riuscita a raggiungere alcuni obiettivi nella propria vita, lo debba allo sport e alla famiglia, soprattutto alla famiglia, che mi ha permesso di fare sport, perché c'è anche questo da dire. Ma credo che i valori che condivido oggi, quelli della determinazione, della ricerca della propria persona, dei propri obiettivi, siano tutti grazie allo sport".
In un'intervista alle Paralimpiadi dello scorso anno hai detto che in questo processo è fondamentale una famiglia che ti sostenga, soprattutto adesso che - dicevi - dopo il Covid sono cambiate anche tante cose nei ragazzi...
"La famiglia credo che insieme allo sport sia tutto, perché noi ragazzi, soprattutto nella fase dell'adolescenza e della crescita, abbiamo tanti momenti bui, tanti vuoti e soprattutto non siamo ancora formati come persone. Per questo abbiamo bisogno di chi ci indirizzi la strada, in particolare quando accade qualcosa di negativo, come quello che è stato il Covid".
Dal punto di vita sportivo, come vivi questa carriera che ti ha portato a essere anche campionessa del mondo e come coniughi i due sport che pratichi?
"In realtà la vivo con molta serenità e tranquillità, nel senso che ho raggiunto un obiettivo importante, che era la medaglia alle Olimpiadi. Dopo che ho raggiunto questa medaglia ho avuto anche io un attimo di scompenso come sportiva, perché dovevo ristabilire un nuovo obiettivo. Coniugare due sport è più facile di quel che pensi, soprattutto quando c'è passione, quando c'è amore verso ciò che si fa. In realtà, la cosa più difficile non è stata coniugare due discipline, ma coniugare sport e università. Quella è stata una difficoltà immensa, ma quando fai qualcosa che ti piace, qualcosa che ti appassiona, alla fine poi i sacrifici diventano tutti semplici. Ovviamente, insieme a me i sacrifici li ha fatti la mia famiglia, ho fatto tante rinunce, tanto sforzo fisico e mentale, però è un'emozione condivisa, mettiamola così".