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Mondiali, l'Italia fa il record di medaglie: sette podi

22 set 2025
Mondiali, l'Italia fa il record di medaglie: sette podi

Dopo 30 anni, l'Italia dell'atletica leggera ha ritoccato il proprio record di medaglie ai Mondiali: a Tokyo, la spedizione azzurra ha ottenuto sette podi. Uno di più rispetto ai sei di Goteborg 1995, primato finora imbattuto. Un oro, due argenti e quattro bronzi rappresentano il bottino dell'Italia, che si è presa il titolo nel salto in lungo con Mattia Furlani. Il balzo da 8,39 metri del già campione mondiale indoor, oltre a rappresentarne il nuovo record personale, lo rende il più giovane campione del mondo nella storia della disciplina.

Tre delle sette medaglie azzurre sono arrivate già nella giornata di apertura. La prima se l'è presa Antonella Palmisano, con un argento nei 35 km di marcia. Già campionessa olimpica dei 20 km, sempre a Tokyo, nei 20 km, la pugliese è stata battuta solo dalla fuoriclasse spagnola Perez.

Poi è toccato a Nadia Battocletti prendersi il primo di due podi nel mezzofondo. Nel sabato iniziale, la trentina è arrivata seconda nei 10.000 metri, grazie a un grandioso scatto all'ultimo giro, poi ha replicato nei 5000 metri, una settimana più tardi, anche se a fine gara ha ammesso che il bronzo vinto non la soddisfi appieno. Se questa non è fame di risultati...

A livello maschile, il primo medagliato è stato Leonardo Fabbri, con un bronzo nel getto del peso in apertura. Vero, arrivando con la miglior misura mondiale stagionale, forse si aspettava di più, ma è comunque un ottimo podio. Un terzo posto replicato da Iliass Aouani in una maratona dal finale incredibile, con l'oro assegnato al photofinish, per tre centesimi, e l'azzurro attardato di soli cinque secondi dai primi due.

Infine, l'argento che non ti aspetti arriva dal salto triplo. Mentre tutti attendevano Andy Diaz – fermato da un infortunio muscolare – è spuntato Andrea Dallavalle. Il suo salto d'oro, diventato d'argento solo dopo l'ultimo, vincente, tentativo di Pichardo, vale tanto, tantissimo.

E anche se Tamberi, Jacobs e il reparto della velocità tornano a casa con sole delusioni, l'atletica italiana può comunque sorridere: il presente e il futuro poggiano su basi più solide che mai.





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