
Dopo aver ricevuto il Premio dedicato alla memoria di Azeglio Vicini, Antonio Cabrini ha parlato del suo rapporto percorso col CT delle notti magiche:
"Per me, oltre che un allenatore, un commissario tecnico di Nazionale, è stato come un padre. Mi ha portato in Nazionale Juniores, mi ha fatto fare l'Under 21, ha fatto i Mondiali come secondo di Bearzot, quindi abbiamo avuto grandi contatti con il mister. Un personaggio, una persona molto affabile e soprattutto che riusciva a comprendere anche le problematiche del giovane che si avvicinava alla maglia della Nazionale".
Parliamo di un tempo lontano, in cui forse l'uomo veniva prima dei numeri, della tecnica, della tattica, è un po' il percorso che hai fatto anche tu come allenatore, no?
"Ma è chiaro che il calcio è cambiato in maniera radicale e quindi non si può dire che era migliore quello di un tempo a quello attuale. Indubbiamente c'erano delle motivazioni in quello che frequentavo io, dove io ero allenatore, delle motivazioni importanti perché si cercava soprattutto di creare l'atleta sfruttando le sue caratteristiche senza pensare all'altezza, alla grandezza, a certe situazioni di gioco che oggi troviamo spesso sui campi da calcio".
Uno che il mondiale l'ha vinto, cosa pensa del fatto che ne abbiamo saltati due e siamo fortemente a rischio per il terzo?
"Mi viene da dire che se dovessimo saltare questo, ci sono ragazzini di 12 anni che non hanno visto un mondiale di calcio con l'Italia e questo non è una cosa molto piacevole, però speriamo che si possa ribaltare la situazione, perché comunque non vedere per la terza volta l'Italia un mondiale è veramente una cosa molto brutta, non è piacevole e non la vivi più con entusiasmo come la vivevi allora".