La nascita di Alleanza Popolare, avvenuta il 22 febbraio 1993, preceduta dall’uscita di Fernando Bindi, Carlo Franciosi e Rosolino Martelli dal gruppo consiliare del Partito Democratico Cristiano, ha rappresentato la prima crepa al sistema di potere che si era affermato in quegli anni ma che è vissuto troppo a lungo per gli interessi, le connivenze e gli opportunismi di gran parte della classe politica e della società civile. L’acquiescenza, la mancanza di coraggio, il fiancheggiamento di cui alcuni gruppi politici dirigenti si sono serviti, hanno consentito a “quel sistema” di resistere fino a ieri, col risultato di compromettere i rapporti internazionali del nostro Paese, di diffondere nel mondo una immagine di cui vergognarsi, di creare danni irreparabili alla politica onesta, ai cittadini laboriosi, all’economia.
Ciò che sta emergendo da alcuni anni a questa parte – e non ci interessano i risvolti penali di alcune vicende per i quali non abbiamo titolo di esprimerci – è la dimostrazione che il connubio fra gli affari e la politica e le scelte dei governi degli anni novanta, da Alleanza Popolare tenacemente combattuti quasi in isolamento, non erano la propaganda di un gruppo di “frustrati” né i sogni che popolavano le notti di personaggi disfattisti e gelosi dei successi degli avversari, come un partito di governo di vent’anni fa dava ad intendere.
Tutto ciò per ricordare ad un Paese che non ha memoria, che la lotta contro il voto di scambio e i viaggi pagati agli elettori esteri con risorse di dubbia provenienza, gli affari legati ad operazioni immobiliari disastrose per gli interessi dello Stato e le concessioni bancarie (solo per citare i tre aspetti della questione morale che sono all’attenzione del Tribunale in questo momento), è iniziata con la nascita di Alleanza Popolare ma ha avuto bisogno – ahinoi! – di un lungo periodo di gestazione perché le responsabilità politiche venissero alla luce in tutta la loro evidenza e complessità. In questo contesto, rappresentano una minoranza i partiti e i cittadini che possono affermare di aver dato una mano per uscire dalla giungla in cui la Repubblica si era perduta.
La presenza di Alleanza Popolare nei governi degli ultimi anni è stata determinante per recuperare terreno sul piano della moralità e della credibilità dello Stato. E’ grazie a questo, ai provvedimenti sul segreto bancario, sulle società anonime, sul Tribunale e al percorso verso la trasparenza e la legalità, che possiamo ancora sperare in un futuro costruito su basi diverse da quelle che sono ora macerie.
Tuttavia, come andiamo ripetendo da tempo, non si può pensare ad un vero cambiamento prima di aver chiuso i conti col passato. Il documento sulla verifica di governo di qualche mese fa riportava: “… è doveroso riconoscere che i partiti storici che hanno avuto esperienze di governo in anni passati, hanno avuto responsabilità nell’aver favorito atteggiamenti e fenomeni distorsivi o nel non averli sufficientemente combattuti”. Occorre dare un seguito a queste parole con fatti concreti, metodi rinnovati e una condanna – ferma e definitiva – di ciò di cui gli stessi partiti si sono resi responsabili, conniventi, tolleranti e non nascondersi dietro alla giustificazione che pochi esponenti abbiano potuto agire indisturbati.
Intanto desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno accompagnato la nascita e le vicende di Alleanza Popolare in questi difficili ventitré anni.
Ciò che sta emergendo da alcuni anni a questa parte – e non ci interessano i risvolti penali di alcune vicende per i quali non abbiamo titolo di esprimerci – è la dimostrazione che il connubio fra gli affari e la politica e le scelte dei governi degli anni novanta, da Alleanza Popolare tenacemente combattuti quasi in isolamento, non erano la propaganda di un gruppo di “frustrati” né i sogni che popolavano le notti di personaggi disfattisti e gelosi dei successi degli avversari, come un partito di governo di vent’anni fa dava ad intendere.
Tutto ciò per ricordare ad un Paese che non ha memoria, che la lotta contro il voto di scambio e i viaggi pagati agli elettori esteri con risorse di dubbia provenienza, gli affari legati ad operazioni immobiliari disastrose per gli interessi dello Stato e le concessioni bancarie (solo per citare i tre aspetti della questione morale che sono all’attenzione del Tribunale in questo momento), è iniziata con la nascita di Alleanza Popolare ma ha avuto bisogno – ahinoi! – di un lungo periodo di gestazione perché le responsabilità politiche venissero alla luce in tutta la loro evidenza e complessità. In questo contesto, rappresentano una minoranza i partiti e i cittadini che possono affermare di aver dato una mano per uscire dalla giungla in cui la Repubblica si era perduta.
La presenza di Alleanza Popolare nei governi degli ultimi anni è stata determinante per recuperare terreno sul piano della moralità e della credibilità dello Stato. E’ grazie a questo, ai provvedimenti sul segreto bancario, sulle società anonime, sul Tribunale e al percorso verso la trasparenza e la legalità, che possiamo ancora sperare in un futuro costruito su basi diverse da quelle che sono ora macerie.
Tuttavia, come andiamo ripetendo da tempo, non si può pensare ad un vero cambiamento prima di aver chiuso i conti col passato. Il documento sulla verifica di governo di qualche mese fa riportava: “… è doveroso riconoscere che i partiti storici che hanno avuto esperienze di governo in anni passati, hanno avuto responsabilità nell’aver favorito atteggiamenti e fenomeni distorsivi o nel non averli sufficientemente combattuti”. Occorre dare un seguito a queste parole con fatti concreti, metodi rinnovati e una condanna – ferma e definitiva – di ciò di cui gli stessi partiti si sono resi responsabili, conniventi, tolleranti e non nascondersi dietro alla giustificazione che pochi esponenti abbiano potuto agire indisturbati.
Intanto desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno accompagnato la nascita e le vicende di Alleanza Popolare in questi difficili ventitré anni.
Riproduzione riservata ©