La Repubblica di San Marino sta diventando un caso di studio se si parla del settore finanziario.
Mentre in Italia e in Europa i Parlamenti, i Governi, le Autorità di Vigilanza discutono sulle misure da mettere in campo per sostenere un settore con forti criticità, San Marino placida enclave di 61 kmq nel cuore d’Europa è tranquilla e silente sullo stato del proprio settore finanziario.
Pochi i dati pubblici disponibili, aggiornati al 31 dicembre 2015 per la raccolta bancaria e per i bilanci dei soggetti vigilati da Banca Centrale.
Poche – anzi nulle le azioni e le riflessioni portate avanti dall’Esecutivo, a cui fanno da corollario le dichiarazioni ottimistiche dei vigilati e di qualche azionista, che esprime soddisfazione “netto miglioramento del risultato economico della gestione nell’esercizio 2015”.
E dire che qualcosa su cui riflettere ci sarebbe:
- l’audizione segreta dei vertici BCSM in Commissione Permanente Finanze!;
- le indicazioni date dal Fondo Monetario Internazionale al termine delle missioni Article IV anno del 2014, 2015, 2016;
- i giudizi dati da Fitch Ratings solo qualche settimana fa con un downgrade a BBB e Outlook negativo;
- le informazioni fornite dal Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio al comma comunicazioni sullo stato della finanza pubblica nella seduta della Commissione Permanente Finanze lo scorso 20 giugno.
Le informazioni non sono tantissime. A San Marino, ricordiamo, è sparito il segreto bancario ma c’è il segreto di Stato sullo stato del bilancio e del settore finanziario, che però ci permettono di capire che la situazione è molto critica.
Il Segretario di Stato per le Finanze, prudentemente, mette le mani avanti in vista della prossima visita dal Fondo Monetario di settembre in cui apprendiamo il FMI porrà particolare attenzione alle famosi NPL – non performing loans – crediti deteriorati. In Italia e in Europa l’argomento è attuale e controverso. Il sistema bancario italiano è gravato da 375 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi e 51,4 miliardi di euro sono pronti a finire sul mercato le prossime settimane (fonte Sole 24 Ore). A San Marino cosa accade? Il Governo non parla, le autorità di settore non danno comunicazioni dettagliate al Consiglio Grande e Generale e le banche ostentano sicurezza.
In un Paese normale il Governo si sarebbe già da tempo messo all’opera informando costantemente i Gruppi Consiliari sullo stato reale della situazione e sulle politiche che intende mettere in campo. Ma San Marino sta smarrendo la sua normalità e quindi è meglio non parlare, omettere, dire ma non dire e soprattutto non divulgare dati e informazioni.
E’ bello giocare a fare i banchieri con i soldi degli altri, magari con i soldi dello Stato e quindi di noi tutti cittadini. E’ piacevole pensare che lo Stato sempre - senza limiti in ogni condizione assecondi le scelte di alcuni soggetti bancari che sfidando il buon senso, le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, gli accadimenti giudiziari, e le deliberazioni del Consiglio Grande e Generale continuano a operare come se nulla fosse.
Il Gruppo Consiliare di Unione per la Repubblica è allarmato da questo clima di calma apparente. Calma mantenuta con decine di milioni di euro di interventi pubblici nel sistema bancario. Calma ottenuta con crediti di imposta di centinaia di milioni di euro concessi alle banche. Calma manifestata con la strategia del muro di gomma di fronte ad ogni evento.
Noi pensiamo che se esiste ancora una classe politica responsabile, si debbano prendere delle decisioni rispettando autonomie, ma avendo ben chiaro che il settore bancario non può continuare ad avere un peso rilevante in ogni decisione politica.
I denari che sono stati utilizzati in questa Legislatura sono dei cittadini. Il futuro che stiamo ipotecando è quello delle prossime generazioni. Il bazooka che il Governo spara per continuare a sostenere, senza fine, un settore in forte difficoltà è alimentato da risorse pubbliche sempre più esangui e retto da politiche molto discutibili.
Il Governo evita di parlare di temi scomodi, come fino a che punto e con quali mezzi intende sostenere banche in difficoltà; oppure dove finisce la gestione pubblica e inizia quella privata in alcuni istituti di credito; se a San Marino una banca, in regola con i coefficienti patrimoniali e le norme di vigilanza, potrà crescere senza alcun limite dimensionale; quando le banche torneranno a sostenere in modo significativo il bilancio pubblico con il gettito fiscale; l’intreccio che c’è fra aiuti diretti al sistema – vedi interventi di rafforzamento patrimoniale e quelli indiretti forniti da Banca Centrale, dal sistema e dall’investimento dei fondi pensioni.
Il Gruppo Consiliare di UPR non chiederà risposte con le interpellanze o non promuoverà azioni istituzionali, come già fatto ripetutamente in passato.
E’ nostra intenzioni richiamare fortemente l’opinione pubblica, i membri del Congresso di Stato e i nostri colleghi del Consiglio Grande e Generale a una situazione critica sulla quale riteniamo non si possa continuare a procedere per omissioni, rinvii, bagarre politiche che non risolvono alcun problema e acuiscono una situazione già di per se grave.
In molti stanno discutendo di future alleanze politiche, come se in questo ci fosse la capacità di risolvere problemi giganteschi - con cifre di almeno a nove zeri - che resettano a nostro giudizio ogni differenza politica, anche fra maggioranza e opposizione e dovrebbero indurre a chi rappresenta i cittadini in Consiglio Grande e Generale a decisioni straordinarie, univoche e nell’interesse della Repubblica.
Marco Podeschi
Roger Zavoli
Nicola Selva
Mentre in Italia e in Europa i Parlamenti, i Governi, le Autorità di Vigilanza discutono sulle misure da mettere in campo per sostenere un settore con forti criticità, San Marino placida enclave di 61 kmq nel cuore d’Europa è tranquilla e silente sullo stato del proprio settore finanziario.
Pochi i dati pubblici disponibili, aggiornati al 31 dicembre 2015 per la raccolta bancaria e per i bilanci dei soggetti vigilati da Banca Centrale.
Poche – anzi nulle le azioni e le riflessioni portate avanti dall’Esecutivo, a cui fanno da corollario le dichiarazioni ottimistiche dei vigilati e di qualche azionista, che esprime soddisfazione “netto miglioramento del risultato economico della gestione nell’esercizio 2015”.
E dire che qualcosa su cui riflettere ci sarebbe:
- l’audizione segreta dei vertici BCSM in Commissione Permanente Finanze!;
- le indicazioni date dal Fondo Monetario Internazionale al termine delle missioni Article IV anno del 2014, 2015, 2016;
- i giudizi dati da Fitch Ratings solo qualche settimana fa con un downgrade a BBB e Outlook negativo;
- le informazioni fornite dal Segretario di Stato per le Finanze e Bilancio al comma comunicazioni sullo stato della finanza pubblica nella seduta della Commissione Permanente Finanze lo scorso 20 giugno.
Le informazioni non sono tantissime. A San Marino, ricordiamo, è sparito il segreto bancario ma c’è il segreto di Stato sullo stato del bilancio e del settore finanziario, che però ci permettono di capire che la situazione è molto critica.
Il Segretario di Stato per le Finanze, prudentemente, mette le mani avanti in vista della prossima visita dal Fondo Monetario di settembre in cui apprendiamo il FMI porrà particolare attenzione alle famosi NPL – non performing loans – crediti deteriorati. In Italia e in Europa l’argomento è attuale e controverso. Il sistema bancario italiano è gravato da 375 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi e 51,4 miliardi di euro sono pronti a finire sul mercato le prossime settimane (fonte Sole 24 Ore). A San Marino cosa accade? Il Governo non parla, le autorità di settore non danno comunicazioni dettagliate al Consiglio Grande e Generale e le banche ostentano sicurezza.
In un Paese normale il Governo si sarebbe già da tempo messo all’opera informando costantemente i Gruppi Consiliari sullo stato reale della situazione e sulle politiche che intende mettere in campo. Ma San Marino sta smarrendo la sua normalità e quindi è meglio non parlare, omettere, dire ma non dire e soprattutto non divulgare dati e informazioni.
E’ bello giocare a fare i banchieri con i soldi degli altri, magari con i soldi dello Stato e quindi di noi tutti cittadini. E’ piacevole pensare che lo Stato sempre - senza limiti in ogni condizione assecondi le scelte di alcuni soggetti bancari che sfidando il buon senso, le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale, gli accadimenti giudiziari, e le deliberazioni del Consiglio Grande e Generale continuano a operare come se nulla fosse.
Il Gruppo Consiliare di Unione per la Repubblica è allarmato da questo clima di calma apparente. Calma mantenuta con decine di milioni di euro di interventi pubblici nel sistema bancario. Calma ottenuta con crediti di imposta di centinaia di milioni di euro concessi alle banche. Calma manifestata con la strategia del muro di gomma di fronte ad ogni evento.
Noi pensiamo che se esiste ancora una classe politica responsabile, si debbano prendere delle decisioni rispettando autonomie, ma avendo ben chiaro che il settore bancario non può continuare ad avere un peso rilevante in ogni decisione politica.
I denari che sono stati utilizzati in questa Legislatura sono dei cittadini. Il futuro che stiamo ipotecando è quello delle prossime generazioni. Il bazooka che il Governo spara per continuare a sostenere, senza fine, un settore in forte difficoltà è alimentato da risorse pubbliche sempre più esangui e retto da politiche molto discutibili.
Il Governo evita di parlare di temi scomodi, come fino a che punto e con quali mezzi intende sostenere banche in difficoltà; oppure dove finisce la gestione pubblica e inizia quella privata in alcuni istituti di credito; se a San Marino una banca, in regola con i coefficienti patrimoniali e le norme di vigilanza, potrà crescere senza alcun limite dimensionale; quando le banche torneranno a sostenere in modo significativo il bilancio pubblico con il gettito fiscale; l’intreccio che c’è fra aiuti diretti al sistema – vedi interventi di rafforzamento patrimoniale e quelli indiretti forniti da Banca Centrale, dal sistema e dall’investimento dei fondi pensioni.
Il Gruppo Consiliare di UPR non chiederà risposte con le interpellanze o non promuoverà azioni istituzionali, come già fatto ripetutamente in passato.
E’ nostra intenzioni richiamare fortemente l’opinione pubblica, i membri del Congresso di Stato e i nostri colleghi del Consiglio Grande e Generale a una situazione critica sulla quale riteniamo non si possa continuare a procedere per omissioni, rinvii, bagarre politiche che non risolvono alcun problema e acuiscono una situazione già di per se grave.
In molti stanno discutendo di future alleanze politiche, come se in questo ci fosse la capacità di risolvere problemi giganteschi - con cifre di almeno a nove zeri - che resettano a nostro giudizio ogni differenza politica, anche fra maggioranza e opposizione e dovrebbero indurre a chi rappresenta i cittadini in Consiglio Grande e Generale a decisioni straordinarie, univoche e nell’interesse della Repubblica.
Marco Podeschi
Roger Zavoli
Nicola Selva
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