L’Unione Sammarinese dei Lavoratori valuta positivamente l’impegno del Governo di procedere con urgenza alla riforma dell’intero sistema pensionistico, ma richiama alla necessaria prudenza per evitare scelte irreversibili non coerenti con l’intero impianto normativo del Paese, tenuto conto di criteri di sostenibilità e non di mera contabilità.
La riforma pensionistica non può, infatti, prescindere da una accurata disamina delle numerose implicanze relative ad aspetti fiscali, giuslavoristici, assistenziali e di welfare anche aziendale, e financo penali, quali ad esempio il reato di appropriazione indebita per mancato pagamento dei contributi dovuti per reddito da lavoro dipendente.
L’Unione Lavoratori Sammarinesi è ben consapevole del progressivo e preoccupante forte squilibrio tra lavoratori dipendenti e pensionati. Anche il sistema pensionistico sammarinese è, infatti, “a ripartizione” slegato cioè dall’entità dei contributi versati.
Questo comporta che i contributi ricevuti in un determinato anno siano utilizzati interamente per erogare i trattamenti pensionistici dello stesso anno.
La crisi economica, la forte diminuzione dell’occupazione, ma anche l’invecchiamento demografico accentuano il progressivo squilibrio strutturale del sistema che deve essere ripianato periodicamente dallo Stato.
Infatti, per assicurare ad un solo lavoratore il trattamento pensionistico quasi equivalente alle sue ultime retribuzioni, occorrono le contribuzioni di quattro lavoratori attivi, mentre questo rapporto è oggi di 2 a 1.
E non si può certo pensare di intervenire pesantemente con un aggravio della contribuzione, perché questo comporterebbe un aumento del costo del lavoro ed una effettiva diminuzione dei salari.
Parimenti ipotizzare tagli alle pensioni già in essere, riparametrandole ai contributi effettivamente versati, evidenzia profili di illegittimità a fronte dei c.d. “diritti quesiti” [o acquisiti, come si dice nel linguaggio comune]; mentre un contributo di solidarietà (eventualmente legato alla forbice contributi-pensione erogata) avrebbe scarsa incidenza se non fosse strutturale.
Intervenire “a ritroso” sul c.d. primo pilastro previdenziale può certamente sconvolgere i piani e la vita dei pensionati sammarinesi, né si può pensare di cambiare repentinamente le “regole del gioco” per chi è in procinto di andare in pensione e si è già fatto i conti in tasca, magari assumendo impegni economici.
E’, comunque, indispensabile incrementare il sistema pensionistico a capitalizzazione del secondo pilastro, nel quale ciascun lavoratore riceverà il trattamento pensionistico corrispondente ai versamenti, abbandonando l’attuale sistema a ripartizione.
Si tratta a ben vedere di una traumatica cesura anche sotto il profilo sociale, considerato che il sistema pensionistico a ripartizione si basa su una sorta di scambio intergenerazionale fra la generazione dei lavoratori attivi e quella dei pensionati. Inoltre il sistema a ripartizione ha connotazioni solidaristiche che non sono concettualmente presenti in un sistema a capitalizzazione.
Si tratta, allora, di prevedere uno sbarramento anagrafico che non penalizzi eccessivamente coloro che non riuscirebbero ad avere davanti sufficienti anni lavorativi per costituirsi forme di rendita integrativa; ma anche distinguere nettamente la previdenza dall’assistenza, rafforzandola e collegandola più efficacemente con l’ICEE (indicatore della condizione economica per l’Equità) riferito al reddito dell’effettivo nucleo familiare.
Il nostro Paese non è certo “all’anno zero” nel ridisegno del sistema previdenziale e l’Unione Sammarinese dei Lavoratori ribadisce con forza l’importanza della previdenza complementare obbligatoria, attualmente in capo a Fondiss.
Un Fondiss certo da ripensare innanzitutto nella governance e nel contenimento dei costi per gli aspetti gestionali affidati all’ISS, ma evitando la facile tentazione di “mettere le mani” sul patrimonio di ciascun lavoratore, magari per ripianare gli squilibri del primo pilastro. Patrimonio sin qui salvaguardato dal Comitato Amministratore con una prudente e ferma politica di investimenti.
Numerose sono le attuali proposte del Governo. Qui ci limitiamo ad alcune:
è certamente interessante la previsione di un meccanismo di part time pensionistico, ma parrebbe opportuno verificare il perché questa misura, introdotta anni fa in Italia, sia stata abbandonata e non più riproposta.
L’adeguamento automatico “alla speranza di vita” per l’accesso alle prestazioni pensionistiche pare in ritardo e persino in controtendenza rispetto al dibattito che si sta sviluppando nel mondo industrializzato: è pensabile tendere all’uscita dal mondo del lavoro a 70 anni ?
E’ senz’altro condivisibile il superamento del divieto di svolgere attività lavorativa attualmente imposto ai pensionati di vecchiaia; soprattutto laddove il trattamento pensionistico fosse sotto una determinata soglia. Comunque in questo caso potrebbe efficacemente intervenire il prelievo fiscale.
Merita un maggiore approfondimento il tema del sostegno in caso di non autosufficienza. Ma ciò dovrebbe essere ricondotto alle problematiche assistenziali, piuttosto che previdenziali.
Desta non poca preoccupazione l’ipotesi di ricondurre la gestione dei fondi esistenti di primo e secondo pilastro in capo a figure competenti in materia finanziaria, magari in organico alla stessa PA. Professionalità altamente specialistiche che attualmente non paiono presenti e che sarebbero dotate di un enorme potere.
Le gestioni del primo e del secondo pilastro devono restare nettamente distinte sino alla eventuale completa introduzione del sistema contributivo. Vanno, però, senz’altro rivisti i costi gestionali in particolare in capo all’ISS ed alle attività in outsourcing, che andrebbero internalizzate o, comunque, subappaltate al miglior offerente.
Per garantire la futura sostenibilità delle prestazioni pensionistiche complementari va senz’altro urgentemente riscritta la previsione della rendita vitalizia ponendovi un preciso limite temporale, valido anche in caso di reversibilità. E ciò in particolare considerato che l’Esecutivo propone di rivedere la norma che esclude dal diritto alla pensione ai superstiti i coniugi con una differenza di età superiore ai 20 anni.
Risponde sicuramente a criteri di equità e giustizia sociale la proposta di adeguamento della normativa sulle pensioni ai superstiti con la previsione del riconoscimento del diritto anche al convivente more uxorio del “dante causa”, anche per coppie dello stesso genere.
Come si vede la questione pensioni involve numerose tematiche che devono essere affrontate tutte insieme, pertanto l’Unione Sammarinese dei Lavoratori esprime un giudizio positivo sul metodo di lavoro con il maggior coinvolgimento possibile delle forze sociali e della società civile, ma manda anche un forte richiamo all’Esecutivo a non voler bruciare le tappe per un momentaneo quanto effimero risultato politico che si trasformerebbe in un ulteriore guazzabuglio con necessità di successivi interventi correttivi e chiarificatori.
I lavoratori devono avere la certezza che dopo una vita di lavoro li aspetta una pensione senza sorprese! Ed i pensionati hanno il diritto di godere serenamente e dignitosamente il ritiro dal mondo del lavoro.
La riforma pensionistica non può, infatti, prescindere da una accurata disamina delle numerose implicanze relative ad aspetti fiscali, giuslavoristici, assistenziali e di welfare anche aziendale, e financo penali, quali ad esempio il reato di appropriazione indebita per mancato pagamento dei contributi dovuti per reddito da lavoro dipendente.
L’Unione Lavoratori Sammarinesi è ben consapevole del progressivo e preoccupante forte squilibrio tra lavoratori dipendenti e pensionati. Anche il sistema pensionistico sammarinese è, infatti, “a ripartizione” slegato cioè dall’entità dei contributi versati.
Questo comporta che i contributi ricevuti in un determinato anno siano utilizzati interamente per erogare i trattamenti pensionistici dello stesso anno.
La crisi economica, la forte diminuzione dell’occupazione, ma anche l’invecchiamento demografico accentuano il progressivo squilibrio strutturale del sistema che deve essere ripianato periodicamente dallo Stato.
Infatti, per assicurare ad un solo lavoratore il trattamento pensionistico quasi equivalente alle sue ultime retribuzioni, occorrono le contribuzioni di quattro lavoratori attivi, mentre questo rapporto è oggi di 2 a 1.
E non si può certo pensare di intervenire pesantemente con un aggravio della contribuzione, perché questo comporterebbe un aumento del costo del lavoro ed una effettiva diminuzione dei salari.
Parimenti ipotizzare tagli alle pensioni già in essere, riparametrandole ai contributi effettivamente versati, evidenzia profili di illegittimità a fronte dei c.d. “diritti quesiti” [o acquisiti, come si dice nel linguaggio comune]; mentre un contributo di solidarietà (eventualmente legato alla forbice contributi-pensione erogata) avrebbe scarsa incidenza se non fosse strutturale.
Intervenire “a ritroso” sul c.d. primo pilastro previdenziale può certamente sconvolgere i piani e la vita dei pensionati sammarinesi, né si può pensare di cambiare repentinamente le “regole del gioco” per chi è in procinto di andare in pensione e si è già fatto i conti in tasca, magari assumendo impegni economici.
E’, comunque, indispensabile incrementare il sistema pensionistico a capitalizzazione del secondo pilastro, nel quale ciascun lavoratore riceverà il trattamento pensionistico corrispondente ai versamenti, abbandonando l’attuale sistema a ripartizione.
Si tratta a ben vedere di una traumatica cesura anche sotto il profilo sociale, considerato che il sistema pensionistico a ripartizione si basa su una sorta di scambio intergenerazionale fra la generazione dei lavoratori attivi e quella dei pensionati. Inoltre il sistema a ripartizione ha connotazioni solidaristiche che non sono concettualmente presenti in un sistema a capitalizzazione.
Si tratta, allora, di prevedere uno sbarramento anagrafico che non penalizzi eccessivamente coloro che non riuscirebbero ad avere davanti sufficienti anni lavorativi per costituirsi forme di rendita integrativa; ma anche distinguere nettamente la previdenza dall’assistenza, rafforzandola e collegandola più efficacemente con l’ICEE (indicatore della condizione economica per l’Equità) riferito al reddito dell’effettivo nucleo familiare.
Il nostro Paese non è certo “all’anno zero” nel ridisegno del sistema previdenziale e l’Unione Sammarinese dei Lavoratori ribadisce con forza l’importanza della previdenza complementare obbligatoria, attualmente in capo a Fondiss.
Un Fondiss certo da ripensare innanzitutto nella governance e nel contenimento dei costi per gli aspetti gestionali affidati all’ISS, ma evitando la facile tentazione di “mettere le mani” sul patrimonio di ciascun lavoratore, magari per ripianare gli squilibri del primo pilastro. Patrimonio sin qui salvaguardato dal Comitato Amministratore con una prudente e ferma politica di investimenti.
Numerose sono le attuali proposte del Governo. Qui ci limitiamo ad alcune:
è certamente interessante la previsione di un meccanismo di part time pensionistico, ma parrebbe opportuno verificare il perché questa misura, introdotta anni fa in Italia, sia stata abbandonata e non più riproposta.
L’adeguamento automatico “alla speranza di vita” per l’accesso alle prestazioni pensionistiche pare in ritardo e persino in controtendenza rispetto al dibattito che si sta sviluppando nel mondo industrializzato: è pensabile tendere all’uscita dal mondo del lavoro a 70 anni ?
E’ senz’altro condivisibile il superamento del divieto di svolgere attività lavorativa attualmente imposto ai pensionati di vecchiaia; soprattutto laddove il trattamento pensionistico fosse sotto una determinata soglia. Comunque in questo caso potrebbe efficacemente intervenire il prelievo fiscale.
Merita un maggiore approfondimento il tema del sostegno in caso di non autosufficienza. Ma ciò dovrebbe essere ricondotto alle problematiche assistenziali, piuttosto che previdenziali.
Desta non poca preoccupazione l’ipotesi di ricondurre la gestione dei fondi esistenti di primo e secondo pilastro in capo a figure competenti in materia finanziaria, magari in organico alla stessa PA. Professionalità altamente specialistiche che attualmente non paiono presenti e che sarebbero dotate di un enorme potere.
Le gestioni del primo e del secondo pilastro devono restare nettamente distinte sino alla eventuale completa introduzione del sistema contributivo. Vanno, però, senz’altro rivisti i costi gestionali in particolare in capo all’ISS ed alle attività in outsourcing, che andrebbero internalizzate o, comunque, subappaltate al miglior offerente.
Per garantire la futura sostenibilità delle prestazioni pensionistiche complementari va senz’altro urgentemente riscritta la previsione della rendita vitalizia ponendovi un preciso limite temporale, valido anche in caso di reversibilità. E ciò in particolare considerato che l’Esecutivo propone di rivedere la norma che esclude dal diritto alla pensione ai superstiti i coniugi con una differenza di età superiore ai 20 anni.
Risponde sicuramente a criteri di equità e giustizia sociale la proposta di adeguamento della normativa sulle pensioni ai superstiti con la previsione del riconoscimento del diritto anche al convivente more uxorio del “dante causa”, anche per coppie dello stesso genere.
Come si vede la questione pensioni involve numerose tematiche che devono essere affrontate tutte insieme, pertanto l’Unione Sammarinese dei Lavoratori esprime un giudizio positivo sul metodo di lavoro con il maggior coinvolgimento possibile delle forze sociali e della società civile, ma manda anche un forte richiamo all’Esecutivo a non voler bruciare le tappe per un momentaneo quanto effimero risultato politico che si trasformerebbe in un ulteriore guazzabuglio con necessità di successivi interventi correttivi e chiarificatori.
I lavoratori devono avere la certezza che dopo una vita di lavoro li aspetta una pensione senza sorprese! Ed i pensionati hanno il diritto di godere serenamente e dignitosamente il ritiro dal mondo del lavoro.
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