Condanne fino a cinque anni per quattro finanzieri accusati dalla Procura di Bologna di aver ricevuto soldi, cene o regali per addomesticare una verifica fiscale alla Rimini Yacht, la società di Giulio Lolli poi fallita e al centro di varie vicende giudiziarie. Lo ha deciso il collegio della seconda sezione penale del tribunale di Bologna, che ha condannato anche un commercialista per bancarotta fraudolenta, ma lo ha assolto dalla corruzione. I fatti risalgono al periodo tra l'autunno 2008 e il maggio 2009. Secondo l'accusa, sotto la direzione di Lolli e dell'ex generale della Guardi di Finanza Angelo Cardile (che si uccise durante una perquisizione) i tenenti colonnello Massimiliano Parpiglia e Enzo Digiovanni e i marescialli Luigi Giannetti e Felice Curcio, in concorso con il commercialista Giorgio Baruffa, per ammorbidire la verifica accettarono la promessa di ricevere tra i 200mila e i 300mila euro e ne ricevettero poi almeno 100mila, più cene in locali di pregio e un orologio Cartier da 7.300 euro, trovato in possesso di Parpiglia. Per le stesse accuse Lolli, da tempo irreperibile in Libia, ha patteggiato quattro anni e quattro mesi. I giudici, dopo oltre quattro anni di processo, hanno condannato a cinque anni Parpiglia, a quattro Digiovanni, a tre Giannetti e Curcio, assolvendoli perché il fatto non sussiste dalla rivelazione di segreto di ufficio. Baruffa è stato assolto per non aver commesso il fatto dalla corruzione, condannato per la bancarotta, a tre anni. Il Pm Antonella Scandellari aveva chiesto condanne fino a sette anni.
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