Scattano i sigilli per le due società a Cerasolo Ausa impegnate nella bonifica di siti contaminati da idrocarburi e nello smaltimento di rifiuti. Si tratta delle aziende”Petroltecnica” e “Rovereta”, riconducibili allo stesso proprietario.
Dopo una lunga attività investigativa i Carabinieri del Nucleo operativo Ecologico di Bologna e del Comando Provinciale di Rimini hanno riscontrato numerose violazioni in materia ambientale, fra cui l’erronea modalità di stoccaggio e movimentazione dei rifiuti di ingresso, che causava una forte fuoriuscita di odori molesti.
Inadeguata era la manutenzione dei capannoni e delle vasche di contenimento dei fanghi pericolosi rilevata dal NOE, così come non idonei erano i sistemi di aspirazione.
Le aziende utilizzavano procedure irregolari di trattamento delle terre contaminate con la conseguente reimissione nel circuito commerciale di aggregati frammisti a rifiuti vari e possedevano una dotazione tecnica, con cui si svolgerebbe l’attività di trattamento e recupero, insufficiente.
Le indagini sono scaturite dalle segnalazioni pervenute dalla popolazione cittadina circostante che negli ultimi anni lamentava aria irrespirabile a causa delle emissioni maleodoranti.
Alla luce di quanto accertato dagli inquirenti dell'Arma, per evitare il protrarsi della situazione con il conseguente pericolo per l’ambiente circostante e problemi di salute per le persone che vi operano e vi risiedono, è scattato il sequestro preventivo dell’area e degli immobili ad uso industriale delle società interessate.
Rimangono comunque esclusi dal provvedimento i locali ad uso amministrativo e direttivo, che consentiranno la prosecuzioni delle attività gestionali delle consociate in modo da limitare, per quanto possibile, l’impatto negativo sul personale impiegato.
Silvia Sacchi
Dopo una lunga attività investigativa i Carabinieri del Nucleo operativo Ecologico di Bologna e del Comando Provinciale di Rimini hanno riscontrato numerose violazioni in materia ambientale, fra cui l’erronea modalità di stoccaggio e movimentazione dei rifiuti di ingresso, che causava una forte fuoriuscita di odori molesti.
Inadeguata era la manutenzione dei capannoni e delle vasche di contenimento dei fanghi pericolosi rilevata dal NOE, così come non idonei erano i sistemi di aspirazione.
Le aziende utilizzavano procedure irregolari di trattamento delle terre contaminate con la conseguente reimissione nel circuito commerciale di aggregati frammisti a rifiuti vari e possedevano una dotazione tecnica, con cui si svolgerebbe l’attività di trattamento e recupero, insufficiente.
Le indagini sono scaturite dalle segnalazioni pervenute dalla popolazione cittadina circostante che negli ultimi anni lamentava aria irrespirabile a causa delle emissioni maleodoranti.
Alla luce di quanto accertato dagli inquirenti dell'Arma, per evitare il protrarsi della situazione con il conseguente pericolo per l’ambiente circostante e problemi di salute per le persone che vi operano e vi risiedono, è scattato il sequestro preventivo dell’area e degli immobili ad uso industriale delle società interessate.
Rimangono comunque esclusi dal provvedimento i locali ad uso amministrativo e direttivo, che consentiranno la prosecuzioni delle attività gestionali delle consociate in modo da limitare, per quanto possibile, l’impatto negativo sul personale impiegato.
Silvia Sacchi
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