RF: Processi, debiti e una commissione d’inchiesta scomparsa nel nulla
I paladini del nuovo a parole, cioè RETE – che comunque ha scelto di allearsi con l’usato sicuro DC nelle pre-dichiarazioni di alleanze espresse ufficialmente a norma di legge elettorale – sostengono che Repubblica Futura ha privato il cittadino Sammarinese “della speranza di avere giustizia in tribunale”.
Perbacco, un’affermazione criptica e non particolarmente credibile alla luce del “conflitto d’interesse” di RETE con il Tribunale, visti i pregressi e i procedimenti penali in corso a carico di alcuni suoi esponenti, fra l’altro candidati. Ma, si sa, RETE dice che “c’è giudice e giudice” e quindi chi mi dà ragione è bravo, chi mi dà contro è in combutta con i poteri forti.
Se poi si tratta di assumere due nuovi magistrati d’appello, anche per non danneggiare il processo “Conto Mazzini”, è meglio temporeggiare, ci penserà il nuovo governo. Come ai bei tempi, quando regnava sulla Repubblica il padrino in incognito di “Motus Liberi”, in coalizione con RETE.
Molto più interessante è il “ragionamento” sul debito. A quanto sembra il debito pubblico, secondo gli improvvisati economisti di RETE, si è prodotto negli ultimi tre anni ed è responsabilità di Repubblica Futura, nemmeno più del Governo uscente. Davanti ad analisi cosi “sofisticate”, che brillano per assoluta mancanza di dati e del senso del ridicolo, ci sentiamo in dovere di puntualizzare qualche fatto.
Il bilancio pubblico della Repubblica di San Marino, al di là delle normali dinamiche di gestione dei vari capitoli di spesa, vede ormai da molti anni i costi superare le entrate per alcuni squilibri strutturali, a cominciare dalle spese molto consistenti sul sistema previdenziale e su quello sanitario. Ciò che, però, ha inciso più di ogni altro fattore nell’incremento del debito pubblico è il dissesto progressivo del sistema bancario. Nel corso degli anni, non certo solo negli ultimi due o tre, è stato necessario intervenire per puntellare e sostenere alcune banche. La sentenza del processo “Conto Mazzini”, quello per cui vecchi e nuovi personaggi stanno ostacolando il processo d’appello, ha spiegato in maniera molto eloquente il ruolo svolto da certi politici in quelle brutte vicende.
Vicende, del resto, che sono ormai note. Dalle fine degli anni novanta fino all’inizio degli anni duemila le banche hanno spesso prestato soldi senza garanzie, realizzato investimenti rischiosi a fronte di grandi afflussi di denaro attirato da una piazza finanziaria opaca e senza regole. Poi la festa è finita, sono cominciati i guai ed il nostro Paese ha dovuto fare, dal 2008 al 2012 con Alleanza Popolare a svolgere un ruolo fondamentale, quello che non aveva fatto nei venti anni precedenti: adottare le disposizioni della comunità internazionale in materia bancaria-finanziarla e rispettarle. Per non andare incontro a guai peggiori, lo Stato è dovuto intervenire non tanto per salvare le banche ma i risparmiatori e con essi tutta la nostra economia. Nel 2016 Alleanza Popolare ha scelto di lasciare le poltrone di governo perché, fra l’altro, vi era ancora qualcuno che voleva nascondere la verità sulla situazione bancaria, in particolare di Cassa di Risparmio.
A distanza di tempo, nonostante le favolette che ancora qualcuno si ostina a raccontare, è assodato che la realtà è quella portata a conoscenza di tutti. Per salvare i risparmiatori, si sono creati i debiti.
Anche RETE ha contribuito, appena ha potuto, a produrre debiti consistenti.
La legge sulle risoluzioni bancarie, varata ed applicata a Banca CIS, andrà a creare debiti per decine – se non centinaia – di milioni di euro, con i 90 dipendenti per ora pagati dalla Stato ma di destino incerto. Capiamo l’imbarazzo di RETE e dei suoi futuri alleati di governo della DC, per non parlare di certi personaggi di LIBERA, a raccontare questo non insignificante dettaglio. Repubblica Futura sostenne che era meglio cercare di vendere Banca CIS, senza alcun profitto nella tasca degli ex-proprietari e senza tralasciare le doverose eventuali azioni di responsabilità. Purtroppo, con la complicità di Banca Centrale, si è scartato a priori questa opzione. Insomma, abbiamo evitato il bail-in a carico dei risparmiatori (che ogni tanto la stessa Banca Centrale circa di propinare) ma a carissimo prezzo.
Intanto la Commissione d’Inchiesta sulle varie crisi bancarie, che Repubblica Futura ha fortemente voluto per appurare eventuali responsabilità politiche, è stata prontamente affossata dagli elettricisti che hanno staccato la spina al governo e posto fine alla legislatura; facendo anche finta di non vedere alcune incompatibilità macroscopiche di un paio di membri della Commissione stessa. I tanti zeloti dell’ex-opposizione, in prima linea nel ricercare a parole le responsabilità dei dissesti bancari, ora non ne parlano più, forse anche per evitare qualche imbarazzo a personaggi politici di lungo corso, più o meno palesati, che potrebbero essere futuri alleati di governo.
Comunicato stampa
Repubblica Futura