Alleanza Riformista. Vivere più a lungo è un traguardo, vivere meglio deve essere un obbiettivo di Anna Maria Francioni

Alleanza Riformista. Vivere più a lungo è un traguardo, vivere meglio deve essere un obbiettivo di Anna Maria Francioni.

Gli Igbo, una popolazione dell’Africa che risiede principalmente nel sud-est della Nigeria, ci insegnano che: “uno che ascolta gli anziani assomiglia a colui che consulta un oracolo”. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da cambiamenti demografici significativi, accompagnati da un aumento delle patologie correlate all'invecchiamento, che inevitabilmente comportano importanti modifiche nel settore della salute. Nonostante i notevoli progressi in campo medico, la cosiddetta terza età, identificata come uno stadio di declino fisico e cognitivo, resta soggetta a stereotipi che facilmente si traducono in atteggiamenti discriminatori, come lo stigma della fragilità o vulnerabilità, spesso attuati in modo involontario, ma comunque capaci di suscitare frustrazione e senso di inutilità tra le fasce di popolazione più anziane. Viviamo oggi una fase storica totalmente proiettata sull'individualismo, l’apparenza e il successo economico, e questo non può che essere un fattore peggiorativo per le persone considerate meno produttive. Senza andare troppo avanti nel tempo, basta osservare la fascia di età dei 45-50 anni per notare già importanti difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro, situazione che si complica ulteriormente se si tratta di donne. Molte persone con più di 60 anni continuano, invece, ad avere un ruolo importante nel contesto sociale e produttivo della nostra società, grazie all’aumento dell’aspettativa di vita, e questo è un dato che mi auguro diventi sempre più significativo. Per questo auspico una rivalutazione e un cambiamento di visione dell’età avanzata, partendo da un’idea più realistica e meno stereotipata. L’approccio antropologico può fornire un contributo importante, sollecitando la questione dell’anzianità sotto altri punti di vista. Tramite lo studio di modelli provenienti da altre culture del mondo è possibile trarre spunti interessanti e completare il nostro sistema con innovazioni creative. Mettendo in discussione i modelli tradizionali si può attivare un contributo significativo. Il termine vulnerabilità è molto confuso e comprende un ampio spettro di significati, quali il decadimento fisico, la disuguaglianza economica e la malattia. Ma non va dimenticato che il sé e l’agency di ogni individuo sono senza età, mentre è l’impossibilità di dare un senso alla propria evoluzione nel mondo in cui si vive che può essere percepita come una perdita, generando un processo che finisce con il lasciare molte persone in isolamento e abbandonate a se stesse. A seguito delle modificazioni avvenute nel tessuto e nella struttura sociale, è fondamentale attuare un piano di programmazione di servizi assistenziali che siano più vicini ai bisogni degli anziani. Iniziare a considerare l’invecchiamento una fase di trasformazione e mutamento, e non di decadimento e invalidità, è fondamentale per far nascere sistemi efficaci e rispettosi degli individui. Prestare attenzione ai bisogni umani non solo in termini biologici e medico-sanitari, ma integrando il soddisfacimento dei bisogni fisici con l’aspetto umano è ormai una necessità imprescindibile. La pandemia di Covid-19 ci ha mostrato in maniera brutale ma realistica quanto siano importanti la socializzazione, il contatto fisico e le relazioni, aspetti della quotidianità spesso dati per scontati ma che il periodo di limitazioni imposto ha messo in evidenza. L’impegno per un approccio nuovo è ormai inevitabile. È doveroso includere più spazi e attività accessibili e adatti a tutte le fasce di popolazione, ponendo meno limiti basati sull’età e proponendo, invece, l’apertura a nuove forme di organizzazione, così da incrementare e rendere più dinamiche le nostre strutture. Vi sono alcuni esempi virtuosi, come quelli messi in atto in alcune città dell’Emilia-Romagna, "Le città amiche della demenza", che stanno emergendo come un faro di speranza nella dimensione comunitaria e sociale. Questi progetti mirano a trasformare i nostri spazi urbani in luoghi accoglienti e inclusivi anche per coloro che convivono con la demenza e per i loro tutori. Attraverso una combinazione di sensibilizzazione, educazione e adattamento dell'ambiente sociale, queste iniziative stanno cambiando il modo in cui le persone affrontano la sfida della demenza nelle loro vite quotidiane. Uno dei pilastri fondamentali di questi progetti è la sensibilizzazione e l'educazione della comunità, che devono essere rivolte anche a tutti gli operatori a contatto quotidianamente con un pubblico che può avere necessità di attenzioni particolari, a volte anche minime, ma fondamentali quando segnali e piccole difficoltà possono modificare lo stile di vita. Eventi pubblici, workshop e sessioni di formazione sono organizzati per aumentare la consapevolezza sulla demenza e per ridurre lo stigma associato a essa, offrendo una prospettiva unica e toccante sulla malattia. Le città amiche della demenza si impegnano anche a adattare gli spazi urbani per renderli più accessibili e sicuri, includendo, ad esempio, l'installazione di segnaletica chiara e comprensibile, la creazione di parchi e giardini sicuri e accoglienti e la progettazione di percorsi pedonali senza ostacoli. Inoltre, vengono apportate modifiche agli edifici pubblici e ai trasporti per garantire un accesso agevole a tutti. La burocrazia e le innovazioni informatiche non devono assolutamente precludere la possibilità o di lasciare spazio anche a procedure più semplice o di attuare corsi specifici e supporto per le persone che sono in difficoltà. Anche altri elementi fondamentali all'interno delle realtà quotidiane di tutti gli anziani, come, ad esempio, le dimensioni dei supermercati, che permettono il mantenimento delle autonomie di base, devono essere maggiormente inclusivi, affiancando ai prezzi le immagini dei prodotti o tracciando percorsi sicuri che possano accompagnare i clienti verso le casse. In definitiva, è fondamentale proporre progetti che incentivino un cambiamento culturale sentito, trasformando le nostre città in luoghi più inclusivi, accoglienti e aperti al domani, indipendentemente dalla condizione di ciascuno.

Anna Maria Francioni Candidata Alleanza Riformista

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