Giustizia e cultura della legalità sono sempre una sfida primaria

Giustizia e cultura della legalità sono sempre una sfida primaria.

Condanna penale di primo grado a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per l’ex Commissario della Legge Alberto Buriani. Confermata in appello la condanna a 5 anni e 10 mesi di prigionia per Daniele Guidi, ex direttore di banca CIS. Sono sentenze storiche, che non arrivano per caso o per qualche congiuntura astrale, ma grazie alle battaglie che sono state fatte, soprattutto da RETE, contro la “cricca” e grazie all’immenso lavoro della Commissione di inchiesta. Ma siamo ancora all’inizio. La storia è lunga, complicata e piena di connessioni (anche e soprattutto politiche) che hanno portato la nostra Repubblica sull’orlo del default economico ed istituzionale. Oggi paghiamo i debiti di quel periodo e dobbiamo fare i conti con l’ammanco di oltre centro milioni nel fondo pensioni. Ogni giorno che passa, la lista si allunga con la chiusura di nuove indagini e l’apertura di nuovi fascicoli, ma nulla ancora è stato detto o scritto sulle responsabilità politiche che hanno permesso a certi personaggi di agire indisturbati. Pare francamente impossibile che nelle carte del tribunale compaia solo il nome dell’ex Segretario alle Finanze Simone Celli. Nessuno degli altri suoi colleghi di governo e di maggioranza sapeva quello che stava succedendo? Va precisato che c’è una bella differenza tra responsabilità penali e responsabilità politiche, dal momento che l’immunità copre le azioni di chi è in Consiglio e in Congresso. Eppure, non c’è proprio dignità nel vedere sparsi in diverse liste i nomi di coloro che hanno firmato i famosi decreti che hanno portato al caso Titoli, che hanno dato il loro consenso al bilancio farlocco di Cassa di Risparmio, che hanno sostenuto la chiusura di Banca Asset avvenuta fuori da ogni regola, che hanno assecondato la magistratura e la Banca Centrale deviate, che hanno prestato il fianco e il nome a Daniele Guidi e signora, che hanno cancellato i debiti di Confuorti in Banca Cis, e hanno negato, quando non assecondato, una vera e propria infiltrazione criminale. Insomma, protagonisti, comprimari e figuranti che hanno lasciato la Repubblica con i buchi sotto la suola delle scarpe e che ora si ripropongono come se nulla fosse successo. È anche vero che ad ogni tornata elettorale, gli uomini forti e i gruppi di potere hanno sempre sparso i loro uomini nelle liste più accondiscendenti affinché, o di qua, o di là potessero avere la garanzia di qualcuno nella stanza dei bottoni, o lì vicino. Ma è anche vero che San Marino non può rischiare un secondo default se per caso tornassero in auge persone con l’intenzione di portare avanti quello che avevano cominciato. Quello che manca sono la cultura della legalità e il senso dello Stato, visto che ormai il Tribunale ha dimostrato di avere le gambe per camminare. Valori che, di sicuro, non esistono all’interno di tutti quei partiti che ancora oggi, candidando persone incandidabili, dimostrano di non saper dire di NO a quel gruppo di potere che evidentemente ha ancora molti fan. Ci auguriamo che ciò che non riescono a fare i partiti lo facciano i cittadini il 9 giugno, premiando chi da sempre con coraggio ha combattuto quel gruppo di potere e lavorato per una San Marino diversa, più giusta e senza padroni.

cs Movimento RETE

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