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1 aprile: l'orazione ufficiale di Gabriella Battaini-Dragoni

1 apr 2007
Palazzo Pubblico
Palazzo Pubblico
E’ il Coordinatore del Consiglio d’Europa per il dialogo interculturale a tenere la relazione ufficiale nella cerimonia di insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti.
Ricorda la storia del Consiglio d’Europa, dalla nascita, nel 1949, e il suo ruolo nel processo di unificazione dell’Europa. La “Casa Europea della democrazia – dice – oggi raggruppa 46 paesi, 21 sono dell’Europa Centrale e Orientale”. Il COE è così stato chiamato ad ampliare il proprio mandato, ricevendo nuove influenze, tradizioni ed espressioni culturali, promuovendo la diversità culturale, già attraverso il Piano d’Azione del 1997.
“La diversità culturale – dice – è la condizione essenziale della nostra società. E’ un fatto da tutelare e anche un vantaggio economico, sociale e politico, fattore di sviluppo”. Dakll’altro, lato – osserva – la diversità genera anche paure e tensioni, scontri con il concetto di identità culturale. A questo scopo il Terzo Vertice dei Capi di Stato e di Governo del COE, accanto alla diversità culturale, ha espressamente voluto promuovere il dialogo interreligioso e interculturale allargando la portata geografica della sua azione politica ai paesi vicini, dal Medio Oriente, Africa, Mediterraneo del Sud, paesi che lo stesso Consiglio d’Europa definisce “finestra sul mondo”.
Gabriella Battaini-Dragoni cita allora il ruolo di San Marino, che ha fatto del dialogo interreligioso e interculturale punto prioritario del semestre di presidenza del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. “Il credo religioso – dice – è elemento della dimensione culturale e sociale”.
Per questo il Consiglio d’Europa ha voluto aprire un dialogo trasparente e regolare cvon le 5 comunità religiose presenti in Europa.
Nel ricordare l’appuntamento del prossimo aprile, con la conferenza in materia, ha èpoi annunciato il “Libro Bianco sul dialogo interculturale”, che il Consiglio d’Europa sta elaborando per affrontare le sfide connesse alla gestione democratica della diversità culturale.

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