13 gennaio 2012: naufragio della nave Costa Concordia
In pochi attimi uno schianto prelude a una notte di terrore e morte, che si conclude con la mastodontica nave sommersa per metà dal mare. Inizia così la storia di un assurdo naufragio che ferisce al cuore la secolare tradizione di un «paese di poeti, santi e navigatori».
Dal porto di Civitavecchia, alle 19 di venerdì 13 gennaio, agli ordini del comandante Francesco Schettino, 52enne originario della penisola sorrentina.
Alle 21,30 la nave si approssima a fronteggiare la costa del Giglio e il comandante risale in plancia per realizzare un qualcosa che ha in mente dall'inizio del viaggio: la manovra dell'inchino. Si tratta di una prassi consolidata (anche se ufficialmente non riconosciuta) tra i capitani delle navi crociera, che prevede il passaggio sottocosta per salutare con luci e segnali acustici gli abitanti del posto. In questo caso, la dedica è personale ed è rivolta a Mario Palomo, comandante in pensione che Schettino chiama al telefono proprio in quel frangente.
Nemmeno un quarto d'ora dopo, la Concordia impatta violentemente con la fiancata sinistra contro uno scoglio che sventra la pancia della nave, aprendo una ferita lunga 75 m e larga 2. L'urto provoca un boato allarmando i passeggeri. La paura si trasforma in panico quando pochi istanti dopo la motonave compie una sorta di testa coda e si incaglia a mezzo miglio dalla costa. Nei locali è un inferno di tavoli e mobili che si rovesciano, con la gente, ignara dell'accaduto, che scappa in tutte le direzioni.
L'equipaggio predica la calma parlando di guasto tecnico ma quando il primo ufficiale Giovanni Iaccarino scende in sala macchine e trova l'area completamente invasa dall'acqua, intuisce che non resta più tanto tempo per agire. Alle 22, mentre la nave cala nel buio più totale, partono le prime chiamate dei passeggeri verso i parenti che a loro volta allertano Carabinieri e Capitaneria di Livorno. Inizia una fase convulsa di telefonate tra quest'ultima e Schettino, che solo alle 22.26 ammette l'esistenza di «una via d’acqua», assicurando che non ci sono morti e feriti da segnalare.
La capitaneria non si fida e fa partire i soccorsi. A questo punto scatta una sorta di ammutinamento tra gli ufficiali, che affidano il comando a Roberto Bosio. È lui a dare il segnale di evacuazione immediata poco prima delle 23, al cui suono la gente si fa prendere dal panico accalcandosi sulle scialuppe tra urla e pianti. Attimi fatali per due turisti francesi e un marinaio che precipitano in mare, morendo annegati e per assideramento. Sono le prime tre vittime di questa assurda tragedia.
Intorno alla mezzanotte, con la nave riversa in acqua sul fianco destro, testimoni notano Schettino su uno scoglio vicino alla Concordia, mentre le operazioni di evacuazione sono ancora in corso. Il sospetto che abbia abbandonato la nave per mettersi in salvo, mette in allarme il comandante della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco, che lo raggiunge telefonicamente. Tra i due intercorrono tre chiamate dai toni concitati che, diffuse successivamente dai media, alimentano i sospetti sulla condotta poco ortodossa di Schettino.
Alle 4,46 si concludono le operazioni di salvataggio dei passeggeri, ma all'appello mancano 27 persone oltre alle tre vittime già accertate; i loro corpi vengono recuperati nei mesi successivi portando il bilancio complessivo a 32 morti. All'indomani del naufragio parte la caccia ai responsabili. In cima all'elenco c'è ovviamente Schettino, per il quale scatta l'arresto con le accuse di omicidio plurimo colposo, naufragio e abbandono di nave. Al vaglio degli inquirenti c'è la mancata segnalazione del mayday (richiesta di soccorso) e il passaggio troppo ravvicinato alla costa del Giglio. Nel maggio 2017 la Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna a 16 anni di reclusione.
Statistiche alla mano, la Concordia risulta la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata. Ciò spiega le difficili operazioni di recupero del relitto, iniziate il 29 maggio 2013 e giunte a una svolta nel settembre dello stesso anno con il completamento della rotazione.