14 dicembre 1995: fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina
Nello specifico, l'accordo, formalizzato a Parigi, sanciva l'intangibilità delle frontiere, e prevedeva la creazione di due entità interne allo Stato di Bosnia Erzegovina: la Federazione Croato-Musulmana (51% del territorio nazionale, 92 municipalità) e la Repubblica Serba (RS, 49% del territorio e 63 municipalità). L'accordo prevedeva anche il passaggio, o meglio il ritorno, della Slavonia Orientale alla Croazia, appartenente fino alla fine della guerra alla Serbia.
Altra voce importante era la possibilità dei profughi di fare ritorno presso i propri paesi di origine. Vengono facilitate e privilegiate anche le possibilità di cooperazione tra gli stati che hanno sottoscritto l'accordo.
Dopo l'accordo di Dayton, la NATO compose una Forza di Attuazione (IFOR) in Bosnia. Essa fu distribuita al fine di far rispettare la pace, e garantire aiuto umanitario e politico, la ricostruzione, fornendo supporto per i civili sfollati per tornare alle loro case, la raccolta di armi, mine e ordigni inesplosi.
Il Centro di ricerca e documentazione di Sarajevo ha diffuso le cifre documentate sui morti della guerra in Bosnia ed Erzegovina: 93.837 accertati (fino al dicembre 2005), di cui 63.687 Bosniaci (67,87%), 24.216 Serbi (25,8%), 5.057 Croati (5,39%) e 877 dichiaratisi Jugoslavi al censimento del 1991 o stranieri (0,93%). L'UNHCR ha dichiarato che il conflitto in Bosnia ha costretto più di 2,2 milioni di persone a fuggire dalle loro case, diventando così il più grande spostamento di persone in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale.
La pagina più terribile della violenza di tale conflitto fu scritta con il massacro di Srebrenica, dove vennero uccisi oltre 8 000 musulmani bosgnacchi.
Nel genocidio perpetrato a Srebrenica vennero creati campi di concentramento per non-serbi e furono distrutti i luoghi di culto musulmani.
Tragico anche l'assedio della città di Sarajevo, in cui morirono 10mila persone.
Nonostante la firma degli accordi di Dayton, lo scenario balcanico rimase precario, al punto che un anno dopo scoppiò un violento conflitto in Kosovo, provincia della Serbia cui il presidente Milosevic aveva revocato lo status di autonomia, conclusosi nel 1999 con il riconoscimento dell'autonomia kosovara (trasformata in indipendenza nel febbraio 2008) e l'arresto dello stesso Milosevic per crimini contro l'umanità.
Anche San Marino, nel 2012, a 17 anni dalla strage di Srebrenica, ha ricordato il terribile fatto con una targa commemorativa della Giunta di Castello di Chiesanuova.