"La Repubblica" nasce il 14 gennaio 1976 dall'iniziativa del suo fondatore Eugenio Scalfari, già direttore de "L'espresso", attraverso una joint venture tra questo e Arnoldo Mondadori.
Quando nasce, "la Repubblica" era vicina alla linea politica di Nenni e De Martino e del settimanale di informazione culturale "il Mondo". Per lanciare il giornale Scalfari rilasciò un"intervista in cui affermò che la nuova testata si proponeva come alternativa delle 'versioni ufficiali' dei fatti, proprio perché molte di queste, ormai, avevano perso una parte fondamentale di credibilità. La campagna pubblicitaria, quindi, fu impostata su una serie di aut-aut: «O credete alle versioni ufficiali'o credete a 'la Repubblica'», «O credete alla televisione'o credete a 'la Repubblica'»?
La scelta fu quella di fare de 'la Repubblica' un quotidiano che avesse in sé lo spirito moderno proprio dei settimanali che, tra gli anni '50 e '60, erano diventati "il grande laboratorio' del linguaggio giornalistico italiano con la loro narrazione leggera e romanzata, e con la commistione di letteratura e giornalismo in senso stretto.
“La Repubblica” adottò, per la prima volta in Italia, il formato piccolo, simile a quello francese de 'le Monde' e ai tabloid inglesi della working class: più leggibile, maneggiabile ed 'essenziale' per il risparmio della carta. Fu inoltre lungimirante l'aver intuito limportanza dei titoli: essendo questi, infatti, ad attirare l'attenzione dei lettori, era importante creare prima di tutto una suggestione dell"immagine complessiva del titolo e poi curarne la funzione di "informatore'. Il titolo così si trasforma sia nel formato sia nel lessico.
I primi veri successi di vendita arrivano nel '78, proprio quando Piero Ottone lascia la guida del 'Corriere della Sera' per diventare una delle grandi firme de 'la Repubblica'. Il pareggio in bilancio insieme a una tiratura di 180.000 copie arriverà nel '79; da allora i due giornali, entrambi contraddistinti per la loro libertà rispetto al potere politico, si contenderanno il primato tra i quotidiani italiani. Il successo del giornale di Scalfari, inoltre, è attribuibile anche al fatto di aver attirato molti lettori democratici di sinistra e comunisti con una posizione di assoluta fermezza nei confronti del terrorismo italiano.
Quando nasce, "la Repubblica" era vicina alla linea politica di Nenni e De Martino e del settimanale di informazione culturale "il Mondo". Per lanciare il giornale Scalfari rilasciò un"intervista in cui affermò che la nuova testata si proponeva come alternativa delle 'versioni ufficiali' dei fatti, proprio perché molte di queste, ormai, avevano perso una parte fondamentale di credibilità. La campagna pubblicitaria, quindi, fu impostata su una serie di aut-aut: «O credete alle versioni ufficiali'o credete a 'la Repubblica'», «O credete alla televisione'o credete a 'la Repubblica'»?
La scelta fu quella di fare de 'la Repubblica' un quotidiano che avesse in sé lo spirito moderno proprio dei settimanali che, tra gli anni '50 e '60, erano diventati "il grande laboratorio' del linguaggio giornalistico italiano con la loro narrazione leggera e romanzata, e con la commistione di letteratura e giornalismo in senso stretto.
“La Repubblica” adottò, per la prima volta in Italia, il formato piccolo, simile a quello francese de 'le Monde' e ai tabloid inglesi della working class: più leggibile, maneggiabile ed 'essenziale' per il risparmio della carta. Fu inoltre lungimirante l'aver intuito limportanza dei titoli: essendo questi, infatti, ad attirare l'attenzione dei lettori, era importante creare prima di tutto una suggestione dell"immagine complessiva del titolo e poi curarne la funzione di "informatore'. Il titolo così si trasforma sia nel formato sia nel lessico.
I primi veri successi di vendita arrivano nel '78, proprio quando Piero Ottone lascia la guida del 'Corriere della Sera' per diventare una delle grandi firme de 'la Repubblica'. Il pareggio in bilancio insieme a una tiratura di 180.000 copie arriverà nel '79; da allora i due giornali, entrambi contraddistinti per la loro libertà rispetto al potere politico, si contenderanno il primato tra i quotidiani italiani. Il successo del giornale di Scalfari, inoltre, è attribuibile anche al fatto di aver attirato molti lettori democratici di sinistra e comunisti con una posizione di assoluta fermezza nei confronti del terrorismo italiano.
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