14 maggio 1948: Israele si dichiara Stato indipendente
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Shoah, anche per tentare di porre fine agli scontri tra arabi ed ebrei Nel novembre del '47 dalla assemblea delle Nazioni Unite venne la proposta di dividere la regione in due parti: agli ebrei sarebbe andata la zona del Negev (permetteva una notevole espansione e capacità di accoglienza di nuovi immigrati). Usa, Urss e Francia si dichiararono a favore; la Gran Bretagna si astenne; stati arabi, India, Grecia e Pakistan votarono contro.
Quando le truppe inglesi lasciarono il Medio Oriente, nel maggio 1948, fu immediatamente proclamato lo stato di Israele da Ben Gurion. I gruppi sionisti, però, hanno sempre osteggiato questa ripartizione, così come tutti i rappresentanti palestinesi e i Paesi arabi. Questi considerarono la creazione dello stato ebraico - fondato su basi religiose e razziali - un atto di forza intollerabile: un esercito di palestinesi e truppe dei paesi arabi circostanti attaccò il nuovo stato iniziando la lunga stagione delle sconfitte militari. Aggressioni dei paesi arabi e controffensive violentissime portarono i soldati di Israele ad occupare vaste zone interamente abitate dai palestinesi.
I conflitti del 1956, 1967 e 1973 aprirono le porte alla tragedia dei "territori occupati": le alture del Golan, la striscia di Gaza e la Cisgiordania diventarono campi di guerriglia permanente; con una popolazione a grandissima maggioranza palestinese (1,5 milioni gli arabi acquistati nei confini israeliani) discriminati e disprezzati da autorità e coloni. Soltanto nella controffensiva del 1949 e in seguito ai disordini dovuti alla proclamazione del nuovo stato ci furono quasi 1 milione di palestinesi espulsi dalla propria terra, accolti in miserabili campi profughi messi a disposizione dai paesi arabi e dall'UNRRA.