Il vincolo associativo non è stato contestato, spiegano gli investigatori dell’Arma, perché nessuno – ad eccezione dei fornitori magrebini – agiva per scopo di lucro. Vale a dire che l’obiettivo dei 17 ragazzi, studenti, lavoratori, figli di buone famiglie, era solo avere la droga necessaria in tasca, da reperire prevalentemente in piazza 1 maggio a Villa Verucchio, ma c’era anche chi prendeva ordinazioni e faceva consegne a scuola. L’indagine dei carabinieri ha sconvolto non solo le famiglie dei ragazzi ma tutto il paese. Fu proprio una mamma di Villa Verucchio a dare l’avvio all’operazione che ha toccato anche le provincie di Pesaro-Urbino, Macerata e Forlì-Cesena. La donna, nelle tasche dei jeans del figlio trovò 20 pasticche di ecstasy. Il ragazzo raccontò che le usava ma le vendeva anche agli amici per procurarsi la droga da consumare. Lui e altri due fratelli minorenni sono finiti in cella nel giugno dello scorso anno, su ordinanza di custodia cautelare del tribunale dei minori di Bologna: uno solo al momento è ospite di una comunità di recupero del pescarese. Gli altri, dopo essere stati condannati a pene lievi, sono liberi. Altri 6 maggiorenni sono stati arrestati, sempre nel 2005 per mano degli stessi Carabinieri, facendo salire complessivamente a 26 il numero delle persone finite in manette nell’ambito dell’inchiesta. Grande la soddisfazione dei Carabinieri della compagnia di Rimini, certi di aver salvato con l’operazione “Piramide” decine di giovani dalla droga, gratificati sul campo anche dalla riconoscenza di molti genitori che, grazie alla loro indagine, hanno scoperto in quale tunnel il figlio si era infilato.
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