17 luglio 1936: inizia la guerra civile spagnola
le truppe spagnole di stanza in Marocco agli ordini del generale Francisco Franco insorgono contro il governo repubblicano. Le elezioni del febbraio 1936 in Spagna vinte dal Fronte popolare, coalizione elettorale d’ispirazione marxista, spaccarono il paese fra rivoluzione e reazione ultraconservatrice. Sia tra i cattolici, capeggiati dal leader reazionario José Maria Gil Robles, sia negli ambienti di estrema destra, in cui spiccava la Falange spagnola, movimento d’ispirazione fascista, cresceva l’idea di uno scontro armato. Ma a dare il via alle operazioni fu l’esercito. Le guarnigioni marocchine, e anche quelle di alcune città spagnole, si ribellarono al governo eletto e contro la repubblica, dando ufficialmente inizio alle ostilità.
Benché provocato da motivazioni interne, nel breve tempo il conflitto subì un processo di internazionalizzazione. Sin da subito divenne simbolo dello scontro tra fascismo e antifascismo in Europa e anticipatore della seconda guerra mondiale. Nonostante tutti i paesi europei avessero sancito un patto di non intervento, i regimi vicini a Franco fecero di tutto per sostenerlo. L’Italia di Mussolini rifornì la flotta franchista inviando un contingente di 70 mila volontari, mentre la Germania di Hitler ne usufruì come banco di prova per l’aviazione, sperimentando i bombardamenti su insediamenti civili, il cui caso più famoso rimane quello della città di Guernica, rasa al suolo con il solo scopo di demoralizzare la popolazione a sostenere la repubblica.