20 settembre 1958: a 60 anni dalla chiusura delle “case chiuse”
La legge italiana in vigore fino ad allora prevedeva che venissero eseguiti controlli sanitari periodici sulle prostitute. In realtà i controlli erano sporadici e soggetti a pressioni di ogni genere da parte dei tenutari, specialmente al fine di impedire di vedersi ritirata la licenza per la gestione dell'attività.
La legge, proibendo l'attività delle "case da prostituzione", puniva sia lo sfruttamento sia il favoreggiamento della prostituzione, in particolar modo "chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui". La norma prescriveva anche la costituzione di un Corpo di polizia femminile, che da allora in poi si sarebbe occupata della prevenzione e della repressione dei reati contro il buon costume e della lotta alla delinquenza minorile.
Un dibattito che da allora non ha ancora trovato pacificazione, tanto che sono in tanti i parlamentari favorevoli alla riapertura delle “case di tolleranza”. Intanto la prostituzione continua, la criminalità ci sguazza.
fm