27 marzo 1861: Roma viene proclamata Capitale d'Italia
Fu con queste parole che Camillo Benso, conte di Cavour il 27 marzo 1861 che a Palazzo Carignano a Torino, il Parlamento votò, a grandissima maggioranza, Roma come naturale capitale d’Italia.
La votazione avvenne a seguito della storica breccia di Porta Pia in pieno Risorgimento.
All'epoca del discorso la città ancora non apparteneva ancora al Regno d'Italia, ma allo Stato Pontificio. Fu con la storica frase “Libera Chiesa, in libero Stato” che Cavour sancì il principio di divisione fra potere temporale e potere spirituale. Togliendo al Vaticano il territorio romano si arrivò così alla "libertà assoluta della chiesa", ovvero la libertà di coscienza, assicurando ai cattolici l'indipendenza del pontefice dal potere civile.
Il trasferimento effettivo della capitale da Firenze a Roma avvenne però dopo 10 anni di pressioni del re Vittorio Emanuele II nei confronti di papa Pio IX, invitato ripetutamente a lasciare il proprio dominio temporale. L'annessione effettiva di Roma al Regno d'Italia, avvenuta il 3 febbraio 1871, decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica fu e un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi.