36 anni fa la strage alla stazione di Bologna

Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 quando una valigia piena di tritolo e T4 esplose nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna, lasciando a terra 85 morti e 200 feriti. La deflagrazione colpì in pieno il treno Ancona-Chiasso, in sosta sul primo binario e fece crollare trenta metri di pensilina, oltre alle strutture sopra le sale d'attesa. La strage fu il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra, al culmine della strategia della tensione. Tra le vittime, il sammarinese Pietro Galassi: preside a Viareggio, anch'egli si trovava sulla pensilina, in attesa di un treno che non ha mai preso. Rimini invece ricorda Flavia Casadei: frequentava il liceo scientifico Serpieri, morì appena 18enne.
Bologna si ferma e a distanza di quasi 40 anni rivive quei momenti con il cuore pesante: condannati gli esecutori materiali (Valerio Fioravanti e Francesca Mambro), rimangono tuttora numerose ombre sui mandanti. Nel suo messaggio all'associazione dei familiari delle vittime, il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ricorda che “permangono ancora domande senza risposta e la memoria – osserva - è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità, che è premessa di giustizia". Un appello cui si unisce il Sindaco della città felsinea, Virginio Merola. Entra finalmente in vigore la legge sul reato di depistaggio, ma “il tempo aiuta i mandanti” - sottolinea Paolo Bolognesi a nome dei familiari delle vittime della strage, tornando a denunciare le lentezze nei risarcimenti. In corteo anche la comunità islamica cittadina, per "manifestare uniti contro ogni forma di terrorismo”: “la condanna dei fatti di allora che si unisce alla sfida alle paure di oggi”.

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