8 maggio 1978: Reinhold Messner scalò l'Everest senza ossigeno
Solo otto anni prima, nella ridiscesa dal Nanga Parbat, il suo primo ottomila, aveva perso la vita il fratello e compagno di avventure Gunther. Eppure, dopo qualche anno di pausa, Messner decise di ripartire. E affermò che l’utilizzo delle bombole, pur dovendo arrivare così in alto (a quelle altitudini è presente un terzo dell’ossigeno cui siamo abituati), equivaleva a barare.
Quando si parla di Everest, si considera un’altezza di 8848 metri sul livello del mare. Quasi il doppio del Monte Bianco. Cento volte più alto del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, costruito nel 2009 a Dubai. Una montagna, per rendere l’idea, la cui altezza è oltre 500 volte quella della Cascata delle Marmore. E Messner e Habeler giunsero fin lassù usando solo i propri polmoni.
I primi di sempre ad arrivare in cima alla vetta più alta del mondo furono il neozelandese Edmund Hillary e lo Sherpa Tenzing Norgay, il 29 maggio del 1953. Ma Messner non fu il primo italiano ad arrivare lassù: il record nostrano appartiene a una spedizione guidata da Guido Monzino. Quando? Esattamente 5 anni prima, nel maggio del 1973.