STORIA

A 100 anni dalla Marcia su Roma dov'era rifugiato il sammarinese Gino Giacomini

Il leader socialista si era nascosto nella Capitale dopo diversi "avvertimenti" delle neonate squadracce fasciste di San Marino

A 100 anni dalla Marcia su Roma dov'era rifugiato il sammarinese Gino Giacomini.

Il 28 ottobre 1922 si consumò un atto soprattutto simbolico: la Marcia su Roma delle squadracce fasciste che, con la minaccia della violenza, trasformò l’intero sistema politico italiano in senso autoritario. Si trattò di una mobilitazione di circa 16mila uomini, soprattutto toscani, con scarsi armamenti. Avrebbero dovuto assaltare la capitale, ma questo non avvenne mai, anche perché la mattina stessa il ministero dell’Interno diffuse un telegramma in cui dava notizia che il governo presieduto da Facta aveva approvato lo stato d’assedio su tutto il territorio nazionale. E nessuna prefettura intervenne per fermare l'occupazione. Il giorno successivo Benito Mussolini ricevette ufficialmente l’incarico di governo nonostante l’esigua rappresentanza parlamentare. Il 30 arrivò a Roma, entrando nella città insieme alle truppe squadriste e a quelle dell’esercito, che ormai non opponevano più resistenza.

A Roma, in quei giorni, c'era anche il socialista sammarinese Gino Giacomini. Vi si era rifugiato qualche giorno prima per evitare il peggio per sé e per la sua famiglia. Erano infatti iniziati raid fascisti anche in Repubblica: provocazioni, per lo più, in cui erano coinvolti anche carabinieri, e che Pietro Franciosi definiva, sminuendole, “smargiassate”. Ma in alcuni uffici pubblici gli esponenti socialisti erano già stati cacciati. Nell'agosto del '22 nacque ufficialmente il Partito Fascista Sammarinese, a cui aderirono ex popolari, ex appartenenti all'Unione Democratica, conservatori, proprietari terrieri, commercianti e liberi professionisti. Da ottobre le violenze perpetrate da fascisti di Rimini, coadiuvati da sammarinesi, si fecero via via più frequenti. Cosicché Giacomini decise di fuggire a Roma. Dove però ben presto si sparse la voce della presenza di un socialista fuggiasco. I fascisti locali lo cercarono ma non riuscirono a trovarlo.

A fine ottobre '22 i fascisti sammarinesi s'imposero nel Paese attraverso lo squadrismo, colpendo dapprima i sindacati. Poi iniziarono le purghe e le percosse, soprattutto ai danni di operai comunisti e vignaioli. Particolarmente colpito lo stesso Pietro Franciosi, che arrivò ad essere scortato da due carabinieri per volontà del Reggente Onofrio Fattori. Non ci sarebbero invece informazioni ufficiali della presenza di sammarinesi alla Marcia su Roma, anche se non lo si può escludere visti gli stretti collegamenti con i fascisti romagnoli.

Vi è invece un protocollo, datato 29 ottobre 1923 e conservato nell'Archivio di Stato di San Marino, in cui i Capitani Reggenti Marino Borbiconi e Mario Michetti e il Segretario di Stato Giuliano Gozi incaricano cinque persone a rappresentare San Marino e il Partito Fascista Sammarinese nelle cerimonie del primo anniversario della Marcia su Roma. Si tratta di Gino Gozi, segretario generale del PFS; Ruggero Morri, membro della direzione del PFS; Marino Fattori, comandante generale delle Squadre fasciste sammarinesi; Antonio Braschi, capo della Squadra Guaita; Turiddu Foschi, segretario della Sottosezione del Borgo Maggiore.

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