Abbandono scolastico: dati allarmanti in Italia e a San Marino

Abbandono scolastico: dati allarmanti in Italia e a San Marino.
Abbandono e dispersione scolastica: fenomeni sociali preoccupanti in sé, ma soprattutto per il riflesso che potrebbero avere sullo sviluppo e la capacità di spinta innovatrice in campo culturale ed economico per un paese. Vicino allo zero i casi di abbandono scolastico a San Marino: il basso numero degli studenti consente un monitoraggio costante e reale. Tutti gli aventi diritto frequentano la scuola dell’obbligo. “Il problema – spiega la Preside delle scuole superiori Maria Luisa Rondelli – si pone, al massimo, per gli studenti (e sono circa il 50% del totale) che frequentano fuori territorio, per i quali non siamo in possesso di dati”. Monitorato il fenomeno dell’abbandono, lo è però molto meno quella della dispersione: “La legge prevede l’obbligo di frequenza fino al 16esimo anno di età, la permanenza ciò a scuola per 16 anni di vita, ma questo non significa che chi ha 16 anni abbia per forza un diploma professionale”.
E i dati a questo punti divengono allarmanti: l’Italia si pone ai più bassi livelli europei - seguita solo da Spagna e Portogallo – rispetto all’obiettivo stabilito a Lisbona nel 2000: e cioè avere al massimo il 10% dei ragazzi, fra i 18 e i 24 anni, con la sola licenza di scuola media. L’Italia è al 20% contro una media europea del 14,9%, Finlandia e Danimarca al di sotto dell’obiettivo, che invece risulta pienamente centrato da Francia, Olanda, Regno Unito Germania e persino Grecia.
San Marino, seppur non tenuto a rispettare il parametro, si attesterebbe addirittura al 28%: su una popolazione residente di 1962 ragazzi, che hanno fra i 18 e 24 anni, ben 553 (appunto il 28%) hanno la sola licenza media; 1122 (57%) hanno il diploma superiore, 156 (8%) il diploma di qualifica, 74 ( 4%) hanno il diploma universitario e addirittura sono solo 10 ( 0.5%) quelli già laureati. E’ il preside delle scuole medie Pasquale Valentini a far riflettere: “La legge del 1998 introduce l’obbligo formativo fino al 18esimo anno d’età, che significa che il ragazzo, pur non frequentando la scuola, deve rimanere in un ambiente formativo ed educativo, attraverso forme di alternanza scuola lavoro o il conseguimento di una qualificazione professionale. Di fatto – prosegue Valentini – questa norma non è mai stata accompagnata da strumenti attuativi o di monitoraggio. Accade così che proprio tra i 16 e 18 anni molti ragazzi vengano persi di vista”.

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