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Abruzzo: un anno dopo. Il ricordo delle vittime del sisma

6 apr 2010
Abruzzo: un anno dopo. Il ricordo delle vittime del sisma
Alle 3.32 di questa notte L’Aquila ha ricordato le vittime del violento terremoto di un anno fa, una notte che nessuno può dimenticare. 308 rintocchi di campana, suonati dalla chiesa delle Anime Sante, 308 nomi letti ad alta voce in un silenzio assordante. In piazza Duomo c’erano migliaia di persone, vecchi, giovani, bambini, ancora una volta tutti insieme, a rivivere i tragici momenti della notte del 6 aprile scorso, quando intere famiglie sono state distrutte in 28 secondi di terrore. Un lungo corteo di persone che hanno voluto testimoniare il loro dolore con una fiaccolata che ha percorso le vie martoriate del centro storico, ancora oggi zona rossa. In assoluto silenzio molti hanno pianto e pregato, ricordando quei terribili momenti di un anno fa. Poche ore prima, sotto un tendone affollato, si è tenuta una seduta straordinaria del Consiglio Comunale, presenti i sindaci dei paesi limitrofi e molte personalità della politica italiana. Attimi di tensione e qualche protesta alla lettura dei messaggi del presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi e a quello del Presidente del Senato, Schifani. Applausi e grida di elogio per il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ringraziato i vigili del fuoco, la Protezione civile e i tanti volontari accorsi subito dopo il sisma. Oggi le celebrazioni sono riprese, alle 9, nella caserma della Guardia di Finanza: alle 9.30 in piazza 6 Aprile è stata posata una corona in ricordo delle vittime. Poi, nel pomeriggio, si tornerà nel centro storico de L'Aquila: alle 15 i cittadini realizzeranno una "Corona Umana" con la collaborazione dei bambini e verranno liberati in aria dei palloncini e palloni bianchi, a simboleggiare, come sottolineato dai comitati vittime della Casa dello Studente, degli studenti universitari e del convitto nazionale, “le 308 vittime del terremoto e tutti gli anziani che, allontanati dalla loro città e separati dai loro affetti, hanno perso la vita”.

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