E' in forte crescita il consumo e l'abuso di alcol tra i minori. In Europa si stima che l'80% degli adolescenti tra i 15 e i 16 anni ne faccia un uso abituale; in Italia la percentuale di ragazze e ragazzi della stessa fascia d'età è dell'84%, inoltre il 45% di questi ha iniziato a consumare alcol a 13 anni o prima. Naturalmente il fenomeno si riverbera anche sul Titano, portando l'associazione 'Noi ci siamo San Marino' a mettere in evidenza proprio l'assunzione smodata di alcolici da parte della nostra società giovanile. Se ne parla molto spesso in ambiente sanitario, scolastico e più in generale nei vari contesti sociali; e la cronaca registra di frequente episodi e violazioni in cui l'abuso di alcol da parte di minori risulta essere la componente che amplifica condotte inadeguate.
Di qui la volontà di intervenire - attraverso una Istanza d'Arengo presentata ai nuovi Capitani Reggenti, Alessandro Scarano e Adele Tonnini, lo scorso 2 aprile -, su quella che definiscono una “anomalia molto forte”, in relazione alla differenza tra somministrazione e vendita di alcolici. In pratica le norme in vigore prevedono la possibilità di acquistare alcolici e superalcolici in negozi di alimentari, supermercati e bottiglierie solo dai 18 anni in su, mentre l'età scende a 16 anni compiuti per la somministrazione di bevande alcoliche al banco, ad esempio nei bar, pub e ristoranti. Disparità che per 'Noi ci siamo' riguarda da un lato il fatto di consentire ai minori di assumere alcolici; dall'altro pone una questione “reputazionale dei singoli esercizi che vengono sanzionati o autorizzati con un regolamento differente su un unico problema”.
L'attuale legislazione – fanno notare – appare inoltre fuorviante per tutte quelle attività miste, cioè autorizzate sia a vendere sia a somministrare. L'associazione chiede pertanto di eliminare questa discrepanza con un'unica legislazione: vale a dire indicando l'adeguamento ad un solo limite di età, sia esso 16 o 18 anni, valido per tutte le realtà nazionali, “in ragione della problematica oggettiva”. Questo – concludono – per porre fine una volta per tutte a qualsiasi interpretazione e per portare la Repubblica in linea con le altre realtà internazionali.