Allarme "gender" tra i genitori, Dipartimento Istruzione: "Niente di tutto ciò nella nostra scuola"
Gli attivisti di Uno di Noi, tramite un'istanza, hanno chiesto il consenso informato per attività scolastiche sensibili
Anche a San Marino risuona l'allarme “gender”: un fenomeno temuto da molti e bollato, invece, come “fake news” da altri. Per comprendere la questione bisogna partire dal principio: il termine “teoria gender” nasce da una parte della società per indicare iniziative o insegnamenti che potrebbero progressivamente destabilizzare la famiglia come la conosciamo, in favore di approcci legati, ad esempio, alla sessualità fluida. Della questione si è discusso più volte in Italia, soprattutto per la scuola.
Preoccupazioni che non risparmiano i sammarinesi: proprio in questi giorni si sta infatti registrando una certa apprensione, in una parte dei genitori, per la possibile introduzione di un'”educazione gender”. In questa fase, uno dei passaggi contestati è l'articolo 3 della legge sull'interruzione volontaria di gravidanza che prevede l'educazione sessuale nelle scuole. Entra allora in gioco l'Associazione Uno di Noi che, tramite un'istanza d'Arengo su cui il Consiglio dovrà esprimersi a breve, chiede l'introduzione del consenso informato preventivo dei genitori per tutte quelle attività che, “in ragione della loro sensibilità rischiano di mettere in discussione il ruolo primario della famiglia nell'educazione dei figli”. Una richiesta di maggiori garanzie, dunque.
Ma tra timori e dubbi, a fare chiarezza è il Dipartimento Istruzione. “La teoria del gender non esiste - ribadisce la direttrice Laura Gobbi – e nella nostra scuola non c'è nulla che vada in questa direzione, così come in quella italiana”. Da almeno 20 anni, spiega, proponiamo invece progetti di educazione all'affettività tenuti da specialisti. I progetti, sottolinea, vengono presentati ai genitori che possono scegliere se far partecipare o meno i propri figli. “Noi cerchiamo di educare alla parità e al rispetto di tutte le diversità - prosegue la direttrice – e questo non vuol dire portare i bambini verso una sessualità fluida”.
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