Allergia o coronavirus? L'esperto ci spiega come distinguerli
Con la bella stagione c’è qualche apprensione in più tra i pazienti, per il rischio di confondere i sintomi dell’allergia con quelli del Coronavirus. Anche un semplice starnuto può spaventarci ma è importante prestare attenzione ai sintomi per una diagnosi differenziale.
Benedetta de Mattei ha intervistato la dott.ssa Eleonora Nucera - Direttore del Servizio di Allergologia ed Immunologia Clinica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma – per capire come distinguere un’allergia da un’infezione virale, che di questi tempi può farci allarmare.
Come distinguere in questo periodo i sintomi di un’allergia da quelli del Coronavirus?
Innanzitutto nelle forme allergiche non si ha la febbre che è invece quasi costante nell’infezione virale. Anche quando si parla di allergia da fieno la febbricola non supera mai i 37.3 mentre nel Coronavirus può alzarsi notevolmente.
Inoltre la rinite allergica dovrebbe essere più facilmente distinguibile da quella virale perché di solito lo starnuto nel soggetto allergico compare subito ed è associato in genere a prurito nasale, oculare e lacrimazione. Un altro sintomo tipico delle allergie è lo scolo nasale e sebbene Il raffreddore possa essere presente anche nei soggetti affetti da Coronavirus, generalmente in tal caso si associa a febbre, tosse, dolori ossei, malessere e a volte diarrea. Un sintomo premonitore del Coronavirus che è assolutamente assente nelle allergie è la perdita di olfatto e gusto, che a volte precedono il virus.
I soggetti che negli anni passati hanno già sofferto di allergia sanno riconoscerne i sintomi, il problema è quando invece compare per la prima volta perchè può ovviamente spaventare il paziente.
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Quali sono le allergie più frequenti?
Le più frequenti sono quelle ai pollini o agli acari della polvere, anche se un’altra allergia molto frequente è l’allergia alla alternaria, una muffa spesso presente nell’ambiente domestico quasi quanto la polvere (compare generalmente su frutta, legno in decomposizione e sul terriccio delle piante), che può creare frequentemente allergie, soprattutto nei bambini.
I pollini sono generalmente allergeni stagionali poiché hanno caratteristiche di diffusione diverse a seconda del periodo di fioritura della pianta (oltre che a seconda delle aree geografiche), per cui i sintomi variano a seconda dei mesi: il cipresso ad esempio fiorisce tra fine gennaio e metà marzo mentre la betulla tra inizio marzo ed aprile, le graminacee iniziano a fiorire a fine aprile e durano fino a giugno mentre la parietaria in alcune zone dell’Italia fiorisce da febbraio a giugno e in altre più temperate, eccetto d’estate, c’è sempre. Bisogna ricordare che un soggetto può essere allergico a uno o più tipo di pollini.
Vi è poi l’allergia agli acari, che in questo periodo può dare problemi perché la gente è stata di più a casa e gli acari in questa stagione caldo-umida si riproducono con più rapidità; ve ne è dunque una maggiore concentrazione dentro le case e chi è allergico all’acaro respirandolo di più ha disturbi accentuati.
Esistono anche allergie alimentari, quali sono le più diffuse?
Le allergie alimentari più diffuse sono quelle al latte e all’uovo ma negli ultimi è sempre più frequente la comparsa di un’allergia ai panallergeni, cioè allergeni presenti sia nei pollini delle piante che in alcuni alimenti. Si chiamano cosi perchè sono molto diffusi tra gli alimenti vegetali in quanto sono proteine di struttura o di difesa delle piante che creano dei grossi problemi nei pazienti sensibili a questi allergeni in seguito soprattutto all’ingestione di frutta, verdura o anche frutta secca.
Come riconoscere un’allergia?
L’allergia alimentare si può manifestare con vari sintomi, che vanno da quelli cutanei, come l’orticaria, a sintomi gastrointestinali, come vomito o dolori addominali, a sintomi respiratori, fino addirittura ad arrivare nei casi più gravi allo shock anafilattico.
I sintomi tipici dell’allergia respiratoria sono invece, come abbiamo detto: starnuti, prurito nasale e/o oculare, lacrimazione, scolo nasale e nei pazienti asmatici possono esserci anche tosse secca e mancanza di respiro.
Il paziente allergico è a rischio più di altri di contrarre il Coronavirus?
Assolutamente no, ma se ha i sintomi e non li cura favorisce l’attecchimento del virus, perché se la mucosa nasale o bronchiale è infiammata è chiaro che il virus attecchisce con più facilità.
Come deve affrontare la Fase 2 chi ha asma o allergie?
Deve fare la terapia necessaria per tenere sotto controllo i sintomi allergici. I cortisonici negli allergici se servono vanno fatti perché non creano immunodeficienza, anzi proteggono il paziente da questo stato infiammatorio che può favorire l’attecchimento del virus. Le mascherine chirurgiche possono diminuire l’inalazione di pollini e quindi ridurre i sintomi, perché filtrano particelle microscopiche.
Il mio consiglio è quello di continuare le cure, di usare tutte le precauzioni che si fanno per ridurre i sintomi dell’allergia come ad esempio aprire le finestre la mattina presto e il pomeriggio, pulire i filtri dei condizionatori in casa e nelle auto, evitare di correre nella vegetazione e nei parchi se non si è protetti dalla terapia.
Benedetta de Mattei