Da una parte l’ambiente e le sue leggi. Dall’altra l’Uomo e le sue contraddizioni. La nube di polvere sprigionata dall’eruzione improvvisa del Grimsvotn ha riportato l’Europa ai problemi di un anno fa con l’altro vulcano islandese, Eyjafjallajokull. Chiuso lo spazio aereo in Scozia, volare torna ad essere una lotteria. Altra metà del globo, altra calamità naturale. Ma questa volta ben più devastante: a meno di un mese dai tornado che avevano colpito l’Alabama, provocando oltre 340 morti, un altro fenomeno simile, d’incredibile potenza, ha toccato il Midwest degli Stati Uniti, lasciando già dietro di sé più di cento morti. Sono i “capricci” della natura, dagli effetti incontrollabili. C’è poi il rovescio della medaglia. In Sudamerica - notizia di questi giorni - è l’ambiente a soffrire. Ma per mano dell’uomo. Gli alberi della Foresta Amazzonica cadono come birilli. Le ultime immagini satellitari messe a disposizione dall’Istituto per la ricerca spaziale del Brasile mostrano che, da poco più di un anno a questa parte, il disboscamento è aumentato di circa 6 volte, passando da 103 a 593 chilometri quadrati. Le maggiori distruzioni si sono registrate nello stato del Mato Grosso. I numeri della deforestazione selvaggia che sta mangiando come un cancro uno degli ultimi polmoni verdi del pianeta sono definiti “allarmanti” dal ministero dell’Ambiente brasiliano. Già promesse misure immediate per bloccare lo scempio in atto, ma bisogna agire in fretta. Si pensa all’istituzione di un gabinetto di crisi ad hoc: il primo obiettivo è di ridurre il disboscamento entro luglio.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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